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Un vino calabrese conquista il New York Times: tra i migliori del 2024

Nella lista dei vini memorabili dell'anno di Eric Asimov, penna autorevole del New York Times, l'Italia sono inclusi due vini dell'area del Chianti e un vino calabrese

  • 17 Dicembre, 2024

Eric Asimov torna a stilare sul New York Times, una personale lista dei vini più memorabili dell’anno. Non ci sono grandi nomi, etichette di pregio o annate indimenticabili, anche se «spesso sono quelli che rimangono nella memoria, e sono esperienze che usi come punti di riferimento della bellezza» scrive Asimov. Il filo rosso della lista di quest’anno è una scelta di etichette «più giovani e più accessibili, non difficili da trovare» che possiedono fascino.

Tra le 12 etichette spuntano anche tre italiane, che provengono da due regioni. La Toscana, con il Chianti Classico Riserva 2019 di Val Delle Corti e il Vin Santo del Chianti Classico 2015 di Félsina, e, a sorpresa, uno della Calabria: il Giramondo dell’azienda cosentina l’Acino di Dino Briglio ed Emilio Di Cianni.

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Conferme toscane

La Toscana vive un momento di ottimo riscontro internazionale. La critica statunitense premia nelle classifiche diverse denominazioni della regione e Asimov ha parlato più volte dell’ottima qualità dell’area del Chianti, includendo il Vin Santo del Chianti Classico ’15 di Fèlsina tra i vini dolci da acquistare.

La riscossa calabrese

Eppure va sottolineata come la Calabria stia emergendo da qualche anno a questa parte. Nella Guida Vini d’Italia 2025 abbiamo parlato di come la regione si stia ritagliando il suo spazio sul palcoscenico internazionale, al pari di altre Doc meridionali. Una rivoluzione che si è dimostrata non essere una tendenza momentanea, ma un percorso che si sta consolidando nella qualità e nella continuità. Il primo segnale di questo “risveglio” era arrivato una dozzina di anni fa, quando si cominciò a parlare dei cosiddetti Cirò Boys, un gruppo di giovani produttori che cercava, attraverso vinificazioni tradizionali e un’agricoltura sostenibile, di creare attenzione attorno ad un vino storico come il Cirò.

Per quanto lodevole e in parte riuscito, comunque il movimento rimase circoscritto alla sola denominazione cirotana. Ben altro è quello che è successo e che stiamo vivendo da alcuni anni a questa parte, una vera e propria rivoluzione, verde peraltro, che vede protagonista l’intera regione, da nord a sud e che ha visto nascere in breve tempo decine di nuove realtà che non solo fanno vino, spesso riprendendo vitigni autoctoni tradizionali, ma soprattutto hanno un’idea di qualità.

Il Giramondo 2020 de L’Acino

Tirando le somme non possiamo che sottolineare l’ottimo momento di questa regione. «Questa bellissima zona montuosa, che forma la punta dello stivale italiano, non è molto conosciuta per i suoi vini» scrive Asimov, «ma questa bottiglia era diversa».  Il vino è prodotto da una selezione di Malvasia di Candia, con una macerazione di 24 ore sulle bucce e un’affinamento di 16 mesi in botti di gelso

.«Asciutto, ma ricco di profumi, come se trasportasse il profumo di un campo di fiori. Al palato era vivace con un leggero retrogusto amaro e rinfrescante». Una citazione non da poco quella sul New York Times, che spezza un po’ l’incantesimo dell’oblio dei vini del Sud e in particolare di quelli del territorio calabrese, sottolineando il potenziale di questa zona vitivincola italiana.

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<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

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