Dopo due anni siccitosi, il Piemonte vitivinicolo ha rivisto la luce in questo 2024 sul fronte delle riserve idriche ma questo ha significato anche un’annata segnata da un clima caldo umido. La produzione 2024 è salita del 5 per cento a 2,25 milioni di ettolitri, secondo i dati ancora provvisori elaborati da Regione Piemonte e Vignaioli Piemontesi, nella presentazione dell’annata vitivinicola regionale, tenuta a Grinzane Cavour mercoledì 18 dicembre, dove si è fatto il punto sull’andamento economico del comparto e sulla vendemmia appena conclusa.
A una vendemmia chiusa dopo metà ottobre, i tecnici hanno assegnato le «otto stelle e mezzo» al Sauvignon Blanc; le «otto stelle» a Brachetto, Pelaverga, Ruché, Chardonnay. Sette stelle e mezzo a Cortese, Erbaluce, Favorita, Moscato, Barbera, Freisa, Nebbiolo, Vespolina, Pinot Nero. Sette stelle a Arneis, Timorasso, Nascetta, Grignolino e sei stelle e mezzo al Dolcetto. Il 2024 ha offerto uve che hanno determinato una riduzione del tenore alcolico. «Il carattere più apprezzabile del 2024 – sostengono infatti i tecnici – potrebbe essere quello delle ridimensionate potenze alcoliche anche più in sintonia con le nuove richieste e tendenze di mercato». La produzione stimata di vini a Dop è di 2,10 milioni di ettolitri. Sono 60 le denominazioni, con 19 Docg e 41 Doc, che coprono circa l’83% della produzione regionale; quasi tutta di vitigni autoctoni storici.
Il Piemonte si conferma, dopo il Veneto, la seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato, con un giro d’affari per il comparto vinicolo a quota 1,248 miliardi di euro. Sul fronte export, che vale il 60% dei volumi, nei 9 mesi del 2024, si registra un leggero calo complessivo a valore (-0,4%), dopo un 2023 a quasi -6 per cento. In questo scenario, crescono i rossi Dop piemontesi di circa l’1% a valore (a fronte di un +4,4% a volume), trainati da un forte recupero del Canada (+49%) e da crescite in Svezia (+14%), Giappone e Stati Uniti (+10% entrambi). Sotto la parità è l’Asti spumante (-1,7%), trascinato al ribasso da Germania (-9%), Austria (-14%) e Polonia (-20%). Forte rialzo della Russia (+51%), ma con un ruolo decisivo giocato dalla decisione di Mosca di incrementare le accise sui vini, che ha fatto accelerare gli acquisti degli importatori nella prima parte dell’anno. Cresce, secondo i dati presentati da Nomisma Wine Monitor, l’interesse dei consumatori verso i vini bio, sostenibili, ottenuti da vitigni autoctoni ma soprattutto dai vini a minor gradazione alcolica (o dealcolati).
<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.
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