Dopo le tappe statunitensi di febbraio il Gambero Rosso torna in Centro e Nord America e lo fa tramite il Top Italian Wines Road Show, il tour internazionale che porta in giro per il mondo diverse aziende vitivinicole che vogliono puntare su mercati emergenti o non tradizionali.
La prima tappa di questo ultimo giro americano è Mexico City, città dove il Gambero ormai va da diversi anni. Il Messico si conferma un grande paese dove investire e i dati degli ultimi anni confermano quanto abbiamo percepito all’evento svolto il 25 Aprile scorso a 10 anni esatti dalla prima volta del Gambero Rosso in Messico. Allora era il 23 aprile del 2014. Fin dalle prime ore le sale erano gremite di operatori del settore e, affermiamo senza timore di smentita, in questi anni la conoscenza sul vino italiano è cresciuta enormemente.
Jose Ramirez, giovane sommelier messicano afferma: «Il vino italiano ha sempre attirato gli appassionati e i professionisti del vino qui in Messico, ma mentre prima si conoscevano solo le denominazioni storiche come Montalcino, Barolo o Chianti, ora c’è interesse e curiosità per piccoli territori ancora da scoprire e vitigni autoctoni». Incredibile anche l’interesse per le masterclass, ben quattro quelle organizzate. Si parte con quella dedicata al Prosecco Doc, organizzata in collaborazione col Consorzio del Prosecco, si prosegue con le tre dedicate a un vino di ogni azienda partecipante all’evento.
Dopo Mexico City è la volta di Dallas. In questa città il Gambero approda per la prima volta, mentre le esperienze texane già parlano dei tour a Houston e Austin. “Buona la prima” verrebbe da dire, visto l’afflusso di pubblico sia nella sala principale, sia nello spazio dedicato alle masterclass (questa volta è andato di scena il Montepulciano d’Abruzzo). James Sotheby, master sommelier con grande conoscenza del vino italiano ci dice: «Ormai il Texas è maturo riguardo il vino in generale e il vino italiano. Ci piacciono questi eventi perché possiamo assaggiare sia alcuni grandi vini che già conosciamo, ma anche fare tante scoperte. La masterclass del Montepulciano d’Abruzzo è stata davvero interessante sia per i vari assaggi, ma soprattutto per l’introduzione a cura di Jeremy Panzer (stimato wine-writer americano, con spiccata conoscenza sul vino italiano), che ha spiegato le caratteristiche generali del vitigno e dei territori dove il Montepulciano cresce.
L’ultima tappa del Road Show statunitense 2023/2024 si è svolta a Miami City. Tra le mura di una ex banca storica a downtown gli ospiti hanno assaggiato fin dalle prime ore dell’evento. Qui la ristorazione ha la sua importanza, sia in termini qualitativi, sia quantitativi con tante insegne di cucine di ogni tipo che offrono vini dal mondo, Italia compresa. Anche qui la conoscenza cresce anno dopo anno, grazie anche all’apporto degli eventi firmati Gambero e le masterclass organizzate offrono uno spaccato della cultura enoica locale: si parte con l’Abruzzo, questa volta il protagonista è il Cerasuolo. Domande, curiosità, tanto interesse per il Montepulciano in versione rosa. La conclusione dell’evento è partecipata e molto sentita, specie da parte di ristoratori, maître, sommelier: tanti i ristoranti premiati nella Top Italian Restaurant a Miami e in tutta la Florida, a conferma della vivacità del comparto da queste parti.
Il Prosecco non ha davvero nessun confine, né geografico, né gastronomico. Lo dimostra molto bene quando arriva a Mexico City, qui per la prima volta col Gambero Rosso, e si rende protagonista di una masterclass organizzata in stretta collaborazione col consorzio Prosecco Doc e condotta da Tanja Barattin (responsabile area promozione e valorizzazione del consorzio) e Giuseppe Carrus (curatore della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso) che afferma «Sono lontani i tempi in cui in Messico si conoscevano solo le Denominazione italiane più blasonate per i vini rossi. Cresce a dismisura la conoscenza del nostro territorio nazionale e le bollicine sembrano essere le più apprezzate. Tra queste il Prosecco gioca un ruolo in primo piano per la sua immediatezza, bevibilità e capacità di abbinamento. Non è un caso che negli ultimi anni i dati di export per questo vino abbiano segnato incrementi importanti e un trend che, per le ragioni citate, continuerà a crescere».
Diverse le etichette degustate – a rappresentare le aziende Bortolomiol, De Stefani, Le Contesse, Le Rughe, Ruggeri e Villa Sandi – di fronte a un pubblico attento di sommelier, ristoratori, importatori e giornalisti, ognuna delle quali rappresentava molto bene alcune caratteristiche del brioso vino noto in tutto il mondo. Dietro il mondo del Prosecco ci sono zone diverse di produzione (oltre l’estesa area interregionale di Friuli e Veneto, vi sono due sottozone Trieste e Treviso), diversi dosaggi (si parte da residui bassissimi di zucchero, fino ad arrivare agli Extra Dry (la cui produzione arriva al 70% del totale) e ai Dry, ma anche colori diversi. La versione classica è infatti prodotta dall’uva a bacca bianca glera per l’85% minimo e altre varietà bianche autorizzate dal disciplinare, mentre la versione Rosé è prodotta grazie a una percentuale tra il 10 e il 15% di Pinot Nero aggiunto alla Glera. Ma, come abbiamo detto all’inizio, il vero successo del Prosecco anche qui a Città del Messico è dato dalla versatilità degli abbinamenti gastronomici: i consigli sono tanti e tutti centrati. Dai Tacos all’Enchilada, dalle Fajitas alla Quesadilla c’è solo l’imbarazzo della scelta. Le bollicine aiutano sempre, soprattutto con i piatti più untuosi e grassi, ma smorzano anche la piccantezza che spesso col vino non va tanto d’accordo, ma in questo caso la piacevolezza è garantita. Anche la freschezza acida gioca un ruolo fondamentale, soprattutto con i piatti a base di carni e formaggi, mentre i Prosecco più dosati (a partire dalle tipologie Extra Dry) sono ideali per i piatti messicani più sapidi e succulenti. Capitolo a parte merita in più il Prosecco Rosé: quel tocco in più di corpo lo rende amico dei piatti più strutturati e corposi, a dimostrazione che non ci si ferma di certo all’aperitivo. Un consiglio su tutti: il Barbacoa, una tortilla farcita di carne di pecora e guacamole.
Doppio appuntamento per il vino abruzzese negli States, prima a Dallas, poi a Miami. Nella città texana il protagonista è stato il Montepulciano d’Abruzzo, tramite una masterclass che ha dato il via all’evento, ma anche tramite un corner dedicato ai produttori di Montepulciano situato nella sala principale dove si è svolta la degustazione. La masterclass è stata guidata da Giuseppe Carrus, curatore della guida Vini d’Italia, affiancato da Davide Acerra, responsabile comunicazione del Consorzio Vini d’Abruzzo. In più a Dallas il noto e stimato critico americano Jeremy Parzen ha fatto una bellissima introduzione sulla regione, sui vari suoli, sul clima e sul comportamento del Montepulciano a seconda delle aree in cui viene coltivato.
Tanti i vini assaggiati, da quelli più giovani, freschi e gioiosi nelle note fruttate, alle Riserve da bere con qualche anno sulle spalle. Stessa regione, stesso vitigno, ma diverso colore invece in Florida. A Miami è andato in scena il Cerasuolo d’Abruzzo. Anche qui masterclass e corner dei produttori. Tanta la curiosità e le domande poste, per un vino che è sbagliato etichettare solo come rosato. Il Cerasuolo ha un suo colore (diremmo più rosa scuro o rosso chiaro), delle sue sensazioni olfattive e un gusto unico, che lo rende identitario e di grande carattere. Un altro valore aggiunto per il Cerasuolo da queste parti? Il suo comportamento a tavola, non sono con i cibi tipici abruzzesi, ma con tanti cibi del mondo e la cucina tex-mex provata a Miami ne è una prova.
Le tappe di Città del Messico e Miami hanno offerto l’occasione per premiare i migliori ristoranti in città, grazie alla guida online Top Italian Restaurants che dal 2015 premia le insegne nel mondo che propongono una cucina italiana autentica, fatta di ricette regionali e ingredienti del nostro paese. Entrambe le due città sono in pieno fermento e offrono posti di livello traghettati da alcuni grandi pionieri dell’alta ristorazione italiana. A Città del Messico i nostri complimenti vanno a ben 14 insegne recensite, capitanate da Cantinetta e Sartoria (premiati con le Due Forchette), dalla Forneria del Becco e dalla Pizzeria della Madonna (che conquistano i Due Spicchi) e da Alfredo di Roma a cui vengono assegnate le Due Bottiglie per la carta dei vini. Sul gradino più alto del podio sale Osteria del Becco, un fantastico ristorante italiano fondato e gestito da Rolly Pavia, un’istituzione in città.
A Miami e in Florida le insegne arrivano addirittura a 18: tra queste vi segnaliamo Ferraro’s Kitchen premiato con le Tre Bottiglie e col riconoscimento Villa Sandi come Contemporary Wine List, le Tre Forchette a Casa Tua, ma soprattutto la novità in città: Tre Forchette al Lido Restaurant, insegna all’interno del Four Season e premio speciale come chef dell’anno al suo che Marco Calenzo che porta a Miami una cucina italiana autentica, fatta di ottime materie prime e di ricette che rimandano continuamente alla più vera tradizione italiana.
<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.
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