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Asti Docg oltre il tetto dei 90 milioni di bottiglie nel 2024. Il presidente Ricagno: "Siamo naturalmente low alcol"

A trainare la denominazione è la tipologia Moscato. Crescono i Paesi dell'Est e il Regno Unito

  • 09 Gennaio, 2025

Asti Spumante e Moscato d’Asti superano assieme quota 90 milioni di bottiglie nel 2024. Il dato reso noto dal Consorzio di tutela della Docg piemontese è in linea con quello dell’anno precedente. Il bilancio è definito «positivo» dall’ente di tutela presieduto da Stefano Ricagno. Il motore della denominazione, che esporta fuori confine nove bottiglie su dieci, è in particolare il Moscato d’Asti che chiude l’anno con oltre 33 milioni di pezzi e cresce in doppia cifra, grazie soprattutto alla domanda del mercato statunitense, ma anche di quello italiano e all’aumento dei consumi nel Far East (specialmente Corea e Cina).

La crescita dell’Asti spumante nell’Est Europa

Il 2024 registra un lieve calo per gli imbottigliamenti della tipologia Asti Spumante che, tuttavia, riesce a tenere sul fronte delle vendite estere, con -0,8% nei volumi considerando i primi 9 mesi del 2024. Il Consorzio sottolinea l’ascesa delle spedizioni verso l’Est Europa, con Lettonia (dato tendenziale a +5%) e Russia (+49%) che pesano per oltre un terzo sul totale esportato nel periodo; in lieve calo gli Stati Uniti (-2%) mentre il Regno Unito cresce del 10 per cento.

Trend verso prodotti a bassa gradazione

«Nonostante le incertezze dei mercati, questi risultati dimostrano che il trend di consumo è sempre più orientato verso prodotti alcolici a bassa gradazione sia in Italia che all’estero», è il commento del presidente Ricagno, che si ritiene soddisfatto della performance della Docg nel 2024. «Moscato d’Asti e Asti Spumante – aggiunge – sono naturalmente low alcol e, quindi, tradizionali ma moderni allo stesso tempo, in grado di intercettare nuove tendenze (vedi anche il commento di Ricagno sul nuovo Codice della Strada, ndr) come quella dei cocktail che riscontriamo ormai in ogni angolo del mondo». Lorenzo Barbero, vice presidente senior del Consorzio di tutela, parla di una filiera (10mila ettari in 51 comuni, con oltre mille aziende, tra case spumantistiche, viticoltori, vinificatori e cooperative) dotata di potenzialità che sono il punto di forza, dal momento che consentono di «produrre e commercializzare i vini conquistando in maniera capillare sempre più mercati a livello internazionale. Una conferma che la denominazione è apprezzata in tutto il mondo».

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<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

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