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La forza del brand nelle aste dei fine wine: il caso del Brunello Biondi Santi

Le etichette della celebre casa toscana hanno subito perdite insignificanti durante il 2024. E per quelle le cui quotazioni sono scese non si è mai andati al di sotto dei 100 euro a bottiglia

  • 14 Novembre, 2024

La tabella analizza questa settimana le quotazioni del Brunello di Montalcino storicamente più illustre, quello della famiglia che lo ha creato nel 1888, quando Clemente Biondi vinificò per la prima volta in purezza uve di Sangiovese grosso e il vino che ne trasse lo fece lungamente maturare in botti di rovere di Slavonia. L’azienda Biondi Santi, la tenuta, il marchio e perfino la preziosa collezione delle Riserve sono stati ceduti nel 2017 dai suoi discendenti al gruppo francese Epi, che però sta curando produzione e distribuzione con appassionata consapevolezza.

Un 2024 in controtendenza

Il risultato di questo positivo impegno alla continuità è che, in un’annata come il 2024, mentre la maggior parte di chi aveva bottiglie da vendere ha preferito tenersele per il momento in cantina piuttosto che affrontare un mercato sicuramente in ribasso, con l’etichetta Biondi Santi sono state aggiudicate alle aste 23 annate di Brunello Il Greppo e 23 di Brunello Riserva, che erano già state quotate alle vendite all’incanto del 2023. Per motivi di spazio, come il solito, questa settimana compaiono in tabella solo le 16 annate più rappresentative delle 23 di Brunello Il Greppo.

Cali minimi ed exploit dell’annata 1997

Più della metà di esse, 12, hanno subito, com’era prevedibile, una diminuzione di prezzo ma nessuna di esse è scesa sotto i 100 euro, mentre l’annata 1997 è salita a 300 euro. Ma il fatto più sorprendente è che, nel confronto con quelle dell’anno scorso, le quotazioni del 2024 hanno subito una perdita complessiva pressoché insignificante, di 31 euro su 3.920, cioè dello 0,80 per cento.

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<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.

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