Le annate si susseguono e, per fortuna, non si somigliano. Se la 2023 è stata un’annata particolarmente difficile, per problemi climatici e fitosanitari, la 2024 si è rivelata certo molto calda, obbligando a una vendemmia anticipata di almeno una settimana – anche se crediamo che ormai per quanto riguarda questo aspetto si dovrà fare di necessità virtù, visto l’andamento climatico di questo secolo – e la siccità ha portato a un serio abbassamento delle rese, ma chi ha i vigneti nelle posizioni “giuste”, chi ha vigne vecchie, chi ha saputo lavorare bene in vigna ha avuto risultati che vanno dal soddisfacente all’ottimo per quanto riguarda la qualità.
La vera questione che si sta delineando è piuttosto legata a che idea del vigneto pugliese vuole dare tutto il comparto e in quale mercato vuole giocare le sue carte. Il mercato dell’uva è in seria difficoltà, con prezzi che ormai sono al di sotto della sopravvivenza, e la salvezza a nostro parere va cercata in una produzione orientata alla qualità e nell’aumento del prodotto imbottigliato piuttosto che nella grande quantità e nella vendita di uva e di sfuso.
La valorizzazione dei territori vocati, d’altronde sempre più evidente anche nel numero dei vini premiati dalla nostra Guida Vini d’Italia 2025 rispetto a qualche anno fa, sembra l’unica strada percorribile per mantenere alto il prestigio e il valore del vigneto pugliese. Poi si devono trovare anche altre soluzioni, che vanno dallo sviluppo della vendita in cantina a quello dell’agriturismo, senza dimenticare l’impegno a crescere nei sempre più importanti mercati esteri.
Per quanto riguarda la Guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso restano in primo piano i vini a base primitivo, ben 16 Tre Bicchieri su 26, cui si aggiungono i classici a base negroamaro e per la prima volta due Malvasia Nera e un Castel del Monte Bombino Nero.
Un’altra prima volta riguarda due aziende che entrano nel nostro “club” dei Tre Bicchieri: Masseria Borgo dei Trulli, con il Primitivo di Manduria Mirea, e Masseria Cuturi con lo Zacinto, negroamaro in purezza.
Nonostante lo scarissimo effetto delle nostre osservazioni degli anni scorsi, non possiamo astenerci, infine, dal sottolineare come anche quest’anno siano fiorite sui nostri tavoli di degustazione un numero insensato di bottiglie “ultrapesanti” che rendono quantomeno ambiguo ogni discorso su sostenibilità e attenzione all’ambiente.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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