Non possiamo che congratularci con i produttori della Basilicata che hanno avuto le nostre massime valutazioni durante le degustazioni per la guida Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso. Ci hanno fatto assaggiare vini di grande profilo, quattro Aglianico del Vulture che hanno saputo leggere il territorio del Vulcano e la sua uva regina con creatività, sensibilità e intelligenza. Quattro storie esemplari, quella di Terra dei Re, Donato D’Angelo, Cantine del Notaio ed Elena Fucci, dove gli ingredienti del successo, a partire dalla professionalità degli operatori, ci sono tutti, dove gli investimenti vengono continuamente rinnovati, e si sente.
Terre dei Re nasce nel 2000 ed è l’espressione della passione della famiglie Leone e Rabasco, che coltivano con cura 11 ettari di vigne tra Rionero, Barile, Melfi e Rapolla. Nella cantina di Rionero prende vita a una curata gamma di vini che anche quest’anno ci ha stupito per compiutezza e aderenza al territorio. E infatti il Nocte ’20 conferma queste caratteristiche: è un Aglianico moderno, ricco ma equilibrato.
Terre dei Re
Donato D’Angelo ha dedicato la sua vita professionale all’Aglianico del Vulture. Oggi l’azienda conta su 20 ettari tra Barile, Ripacandida e Maschito, nel cuore della zona classica. Accanto a lui la moglie Filomena Ruppi, anch’essa enologo come la figlia Emiliana. L’altra, Erminia, segue invece l’amministrazione. I loro vini hanno una impostazione classica ed elegante e sono tra le migliori espressioni della denominazione. E lo dimostra il Calice ’22, complesso, fine e profondo.
Azienda Agricola Donato D’Angelo
Cantine del Notaio è la sfida di Gerardo Giuratrabocchetti, che insieme alla moglie Marcella Libutti, nel 1998, iniziò il percorso di valorizzazione dell’Aglianico del Vulture. L’azienda conta su oltre 50 ettari vitati distribuiti in sette principali appezzamenti, tra i 430 e i 600 metri di quota, con viti che superano anche i cento anni di età, su suoli, ovviamente, di natura vulcanica. Proviene da qui anche il Repertorio ’22, rosso di carattere, dai tannini levigati.
Cantine del Notaio
Chiudiamo la nostra rassegna con l’azienda di Elena Fucci, frutto di una scelta di passione, coraggio e determinazione. Nel 2000 decide che quella manciata di ettari, acquistati dal nonno Generoso negli anni ‘60, in contrada Solagna del Titolo, sarebbero stati il suo cammino di vita. Si laurea in Enologia e trasforma l’azienda in un piccolo gioello di tecnologia e sostenibilità. Oggi gli ettari sono nove, con alcune vigne di oltre settant’anni d’età. Elena ci ha presentato ancora una volta un’eccellente versione di Aglianico: il Titolo 2022 è uno di quei vini che riesce a coniugare l’esuberante struttura dell’Aglianico con una silhouette affusolata ed elegante.
Elena Fucci
Scorrendo i nomi, ci si accorge che sono già da anni presenti nel nostro palmarès. È ora di inserire nomi nuovi e di allungare questa lista. Il numero dei vini arrivati meritatamente alle nostre finali è in crescita, e questo ci lascia davvero ben sperare.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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