La Diageo si era arrabbiata non poco con Jeremy Hunt, cancelliere britannico accusato di una cattiva gestione della tassa sugli alcolici, che dalla scorsa estate è aumentata del +10%. Dettaglio che ha portato molte aziende produttrici a diminuire il contenuto dell’alcol, specialmente nella birra, per riuscire a rientrare dei costi, facendo infuriare la multinazionale che, tra i tanti brand, conta anche la Guinness. Ma adesso Hunt ha annunciato il blocco sulle tasse fino al 1° agosto 2024, così da incentivare le persone a frequentare i pub e aiutare le attività del paese.
Resta valida la Brexit Pubs Guarantee, che assicura alle pinte servite nei pub un’imposta inferiore rispetto alle bevande vendute nei supermercati, politica voluta fortemente dal premier Sunak e accolta con un po’ di scetticismo dagli addetti ai lavori, considerando che birra e sidri alla spina erano gli unici alcolici coinvolti (e nonostante questo, la crisi dei pub non si è fermata, complici l’inflazione e i costi energetici spropositati per i locali). Da adesso in poi, però, la tassa sull’alcol è trattenuta per tutti i prodotti per otto mesi, mentre cresce del 10% la tassa sul tabacco, quello sfuso da arrotolare per sigarette fai-da-te.
Una mossa necessaria, che arriva dopo che gli organismi commerciali hanno rilevato un calo notevole nel settore delle bevande. Secondo la Wine and Spirit Trade Association, le vendite di alcolici sono diminuite di circa il 20% nell’ultimo mese, per via dell’inflazione e delle difficoltà economiche che sempre più persone si trovano ad affrontare. L’Office of National Statistics ha dichiarato che il prezzo medio di una bottiglia di vodka a settembre 2023 si aggirava sulle 16.80 sterline, +14% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il gin? 17 sterline, con un aumento del 10%.
Ma quanto risparmieranno ora gli inglesi? Hunt parla di circa 68 centesimi a bottiglia di vino, non male per un paese in cui “andare al pub stava diventando troppo costoso” come ha dichiarato lo stesso cancelliere.
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