La differenza, spesso, è nel tappo. La chiusura del vino fa tutta la differenza del mondo, lo sanno bene gli Svitati, un gruppo di vignaioli che si sono messi insieme per promuovere l’uso del tappo a vite, sfidando tradizioni e luoghi comuni ben radicati in Europa. La prova del nove avverrà al Vinitaly allo stand del Gambero Rosso, martedì 16 aprile, alle 13. Una degustazione alla cieca di 12 vini, stesso vino e annata assaggiati nelle chiusure in sughero e a vite. Gli Svitati incontrano enologi e giornalisti per un confronto a tutto tondo ad assaggi coperti.
Siamo sicuri che il tappo a vite sia ideale solo per bianchi giovani? Come si comporta sui rossi a 10 anni dalla vendemmia? E rallenta davvero in maniera così netta l’invecchiamento del vino? Saranno solo alcuni dei quesiti al centro della degustazione. Se è vero che negli ultimi anni la chiusura tecnica è sdoganata anche in Italia, sono ancora pochissimi i rossi chiusi da tappi a vite. In alcuni casi, è proprio il disciplinare di Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) a vietarne l’utilizzo. E il fatto che molti vignaioli abbiano deciso di applicarlo solo sui vini più economici non ha certo aiutato a innalzarne la percezione media. Ma qualcosa sta cambiando, e anche in tempi rapidi. A Verona mai come in quest’edizione saranno presenti etichette, anche di punta, che hanno solo la chiusura a vite.
E il lavoro degli Svitati sta trovando un terreno mai così fertile. Personaggi come Walter Massa, Mario Pojer, Graziano Prà, Silvio Jermann, Frantz Haas Junior e Sergio Germano (ultimo arrivato nel gruppo) hanno acceso un dibattito sempre più fervido e serrato. La difficoltà di mantenere fragranza e freschezza nei vini a causa del mostruoso riscaldamento globale in atto ha accelerato il percorso, insieme alla leva della sostenibilità che gioca sicuramente dalla parte del cosiddetto stelvin. La capsula riesce infatti a gestire tantissimo la nota fresca e croccante di un vino. Per alcuni è come se scattasse un’istantanea che dura un po’ più lungo, un fermo immagine più articolato. Per altri il tappo a vite priva il vino della sua capacità di cambiare, di evolvere nel tempo, in una sorta di effetto mummia. A Verona l’ardua sentenza.
Ecco le etichette in assaggio a Verona (conservate in cantina alle stesse condizioni, sughero e vite):
Conduce: Lorenzo Ruggeri, vice-curatore della guida Vini d’Italia e curatore della guida Berebene
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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