Parte ufficialmente la vendemmia 2024 in Italia. Come spesso accade, la Sicilia apre le danze per una delle raccolte temporalmente più lunghe d’Europa, dal momento che nei vari territori italiani si andrà avanti fino a ottobre inoltrato, se non ai primi di novembre. A inaugurare la nuova annata, è stata la Cantina Settesoli, grande cooperativa della provincia di Agrigento, che gestisce 6mila ettari di vigneto, con 2mila viticoltori e 18 milioni di bottiglie prodotte. I vendemmiatori hanno preso in mano forbici e bidoni nelle prime ore della mattina e hanno staccato le uve in contrada Puccia: in cantina, già da oggi (18 luglio), il pinot grigio raccolto andrà a comporre i blend della linea Settesoli, che principalmente è commercializzata nella grande distribuzione.
I motivi di questo anticipo eccezionale della data di raccolta li spiega Filippo Buttafuoco, direttore agronomo di Settesoli. «Il primo è la siccità. Se consideriamo che in Sicilia cadono mediamente da 500 a 600 mm di pioggia l’anno, concentrate tra autunno e inverno, registriamo appena 250 mm di precipitazioni nel periodo compreso tra l’autunno 2023, l’inverno, la primavera e l’estate 2024. C’è la metà dell’acqua solitamente a disposizione dei terreni».
Altro elemento da considerare sono le temperature, fenomeno collegato alla crisi climatica: «Tra inverno ed estate – aggiunge – la media in Sicilia e, in particolare, nei nostri territori è stata un po’ più alta. Questo ha indotto il germogliamento dei vigneti con 15 giorni d’anticipo. Anche la fioritura, solitamente a maggio, è stata anticipata ad aprile. E, così via, l’inviatura. Abbiamo un anticipo complessivo di 10-12 giorni. Non ci sono particolari rischi a causa del caldo di questi giorni, con termometro intorno a 38-39 gradi. La qualità delle uve è eccellente, fa sapere Cantine Settesoli. L’assenza di umidità sfavorisce lo sviluppo di fitopatie. «A livello di resa per ettaro siamo nella media – aggiunge Buttafuoco – ma non sappiamo che cosa potrà accadere alle rese in vigna in caso di eventuale prolungamento di questo periodo caldo».
Intanto, la Cia Sicilia Occidentale ha chiesto un intervento delle istituzioni per risolvere la grave crisi idrica in provincia di Trapani: «Se in gran parte delle province di Palermo e Trapani si va verso una vendemmia di qualità, con uve sane, alcune aree sono invece in fortissima difficoltà e accusano perdite che vanno dal 50 al 70 percento». È il caso dei circa 5mila ettari di terreni dell’areale mazarese servito dalla diga Trinità, dove in queste settimane è stata garantita solo l’irrigazione di soccorso. Il sindacato agricolo parla di rabbia e frustrazione tra Mazara e Castelvetrano: «Abbiamo avuto la possibilità di mettere acqua da parte nella diga Trinità per due eventi piovosi tra aprile e maggio, ma è stata invece sversata per problemi di sicurezza. Il risultato è che oggi ci ritroviamo con una diga praticamente vuota».
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