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dulcamara

Quando sento parlare di naturale, un brivido corre lungo la schiena

Naturale uguale salutare. Un sillogismo errato, frutto forse della necessità di avere certezze assolute e rassicuranti (anche se errate)

  • 04 Novembre, 2024

Cosa è, esattamente, che ci fa pensare che un prodotto naturale sia migliore di uno che non lo è? Ogni volta che vedo esibire l’etichetta “naturale” come sinonimo di qualità e salubrità immediatamente la testa mi si affolla di immagini: la cicuta è naturale, la madragola è naturale, il pesce palla è naturale, persino le vipere e mille altri figli di questa terra sono naturali. E mortali. Senza spostarci troppo lontano dal mondo del cibo, certi funghi velenosi sono prodotti naturalissimi, così come lo è il cianuro che, per di più, si trova in un prodotto di uso comune: non è certo un caso se l’odore dell’acido cianidrico è lo stesso delle mandorle amare, che poi in molti riconoscono come il caratteristico profumo della Coccoina (avete presente, no? La colla nella latta vintage). È chiaro che il dosaggio ha un ruolo fondamentale, almeno quanto il trattamento di certe materie prime, la cottura o lo stato di conservazione.

Quello che naturale non è

Prendete per esempio le patate: se germogliano o presentano parti verdi hanno un accumulo di solanina che se assunta in grandi quantità può essere tossica (ma nessuno si sognerebbe di catalogare le patate tra i cibi velenosi). Perché allora quell’etichetta di naturale brandita come un vessillo dovrebbe rassicurarmi? Non succede solo in gastronomia, sia chiaro: cosmetica o abbigliamento, tanto per fare un paio di esempi, condividono lo stesso falso sillogismo. Eppure siamo pieni di casi che lo contraddicono, si tratti di utensili da cucina (ve li ricordate, sì, i taglieri in legno?) o di abbigliamento tecnico. So che è rassicurante avere una certezza incrollabile a guidare preferenze, ma credo sia molto più sensato scegliere secondo le esigenze, in base a sicurezza, salubrità, risultati e performance, qualità organolettiche, nutrizionali, etiche. Tante cose, ma non un dogma. Molliamo allora questa ossessione per naturale. A proposito: rimanendo nel contesto di questa paginetta, anche la morella rampicante o solanum contiene un veleno che se ingerito in grandi quantità può essere mortale, è comunissima, si coltiva facilmente su tutti i tipi di suoli e si usa in farmacia. La solaceina che si trova nei rami dà un sapore prima amarognolo, poi dolce. Da lì arriva il suo nome popolare: dulcamara. Che è una pianta, può essere biologica e naturalissima, ma è mortale. Non ci fidiamo di certe verità assolute. Sono sempre rischiose.

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