Consumi di vino in calo; maggiore attenzione verso prodotti biologici e naturali; interesse per i no e low alcol; spostamento verso il bere miscelato e packaging ecofriendly (lattina compresa). Sono alcuni trend che si stanno affermando nel mondo e che son venuti fuori dal terzo Forum mondiale delle Donne del Vino, organizzato a Roma dall’Associazione guidata da Daniela Mastroberardino.
Dall’Argentina all’Australia fino alla Cina, passando per la Francia e la Germania, la situazione appare abbastanza omogenea, come è emerso dalle testimonianze dalle 12 portavoce di associazioni vitivinicole femminili: i giovani bevono meno vino e hanno bisogno di nuove strategie e nuovi linguaggi per essere coinvolti.
«In Germania c’è una contrattura dei consumi a causa delle crisi economica. I consumatori più giovani preferiscono i cocktail, il vino per loro è una bevanda troppo complicata per il nuovo lifestyle», spiega Trixi Bannert (Vinissima). Per Melanie Pfister (Femme de Vin), in Francia si va verso «vini più leggeri, con alcol molto basso: si scelgono più i bianchi. Stesso discorso sul packaging: sempre meno bottiglie senza sughero, e l’utilizzo di bag-in-box». «I giovani? Chiedono vini più leggeri: rosati, bollicine e orange wine», è la testimonianza dalla Croazia di Sanja Muzaferija (Women on Wine).
Anche al di fuori del Vecchio Continente i trend sono molto simili. In Georgia la Generazione Z ama i Pet Nats rifermentati in bottiglia», aggiunge Tamara Gvaldze (Georgian Association of Women Winemakers). «Chiedono freschezza, packaging più leggeri e sostenibilità», dice Cristina Pandolfi (Amuva) dall’Argentina. «In Cile i giovani rappresentano l’11% di chi consuma vino e preferiscono vini più facili da bere a basso grado alcolico, più dolci e fruttati», aggiunge Cristina Alvarez Gonzalez (Muv Chile). Per Nicky Grandorge della New Zealand Women in Wine i giovani si orientano su «bevande alternative al vino, possibilmente low alcol». «In Canada sono popolari il cidro e la birra – argomenta Susana Ochoa Vega della Canadian Women’s Wine Association – Il futuro? Vini a basso grado alcolico e vini biologici e naturali».
A tirare le conclusioni la presidente italiana delle Donne del Vino Daniela Mastroberardino che, incalzata dal Gambero Rosso, si è soffermata proprio sui vini low e o no alcol, che non si possono ancora produrre in Italia: «Sono tanti i trend in comune con il resto del mondo: packaging, sostenibilità, bassa gradazione alcolica. Credo che si debba ragionare senza pregiudizi ed andare anche oltre gli steccati e i preconcetti che il vino ancora ha su certe tipologie di prodotto».
A supporto anche i dati di Nomisma Wine Monitor, presentati da Roberta Gabrielli, secondo cui negli ultimi 20 anni, il consumo di vino in Italia è calato da 29,3 milioni di ettolitri nel 2003 a 21,8 milioni nel 2023 con switch importanti dei gusti. Secondo un recente sondaggio di Wine Monitor sui consumatori di vino, il 93% della Gen Z cerca vini con certificazioni di sostenibilità, il 59% packaging con vetro chiaro, il 53% con basso contenuto alcolico, il 31% vino dealcolizzato e l’11% preferirebbe la lattina. Il mondo cambia. Il vino italiano è pronto alla sfida?
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