Parla di milioni di euro di danni tra campagne e vigneti la prima stima di Coldiretti, riunita a Verona all’indomani del violento e repentino nubifragio (con tromba d’aria) che ha colpito con particolare veemenza Verona e la sua provincia nel pomeriggio di domenica 23 agosto. Per una conta più precisa bisognerà aspettare di valutare le segnalazioni dei singoli e le ricognizioni tecniche, in un’area, tutt’intorno alla città scaligera, a forte vocazione agricola, peraltro nei giorni che precedono l’inizio della vendemmia, con i grappoli d’uva pronti per la raccolta drammaticamente strappati dalle piante dalla forza delle precipitazioni. Ma questo è anche periodo di raccolta nei frutteti, analogamente devastati dalla grandine che ha accompagnato il nubifragio, che ha danneggiato indistintamente infrastrutture e opere pubbliche, imprese industriali e agricole, gettando nel panico un’intera città – Verona, le sue strade e i suoi scantinati invasi dall’acqua, gli alberi abbattuti e le auto sommerse, per fortuna senza feriti – ma coinvolgendo anche le province di Padova e Vicenza (e danni più contenuti si contano anche sul versante bresciano del Garda). Il governatore del Veneto Luca Zaia ha prontamente firmato lo stato di crisi per Verona e altri Comuni.
Nelle campagne del veronese, si legge nel comunicato di Coldiretti, “le reti antigrandine poste a protezione della frutta pronta per la raccolta sono state devastate dalla furia del clima, che non ha risparmiato neppure i grappoli di uva prossimi alla vendemmia“; stessa sorte per i vigneti della Valpolicella, che interessano 19 Comuni del Veronese. E le prime immagini girate nelle campagne non lasciano adito a dubbi circa la serietà della situazione, con interi filari piegati dal vento, grappoli d’uva in terra o bersagliati dalla grandine. A 24 ore di distanza dalla furia della tempesta, però, i riscontri del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella rassicurano in parte sul futuro della vendemmia 2020, ridimensionando le prime considerazioni di Luca Zaia (“Il nubifragio ha martoriato un distretto produttivo strategico per l’economia del Veneto, proprio nel momento clou della raccolta dell’uva e della successiva vinificazione. Aspettiamo a pronunciarci sulle previsioni vendemmiali 2020. La Valpolicella non è solo una realtà economica importante, ma un biglietto da visita internazionale: significa Amarone”): il presidente Christian Marchesini parla di danni per 5-6 milioni di euro, con un computo che avrebbe potuto essere molto più ingente – e disastroso – se l’epicentro del nubifragio fosse stato localizzato sulle campagne, anziché sul centro di Verona. E infatti “solo” 400 ettari sarebbero stati seriamente danneggiati dalla calamità: una superficie pari al 5% dei vigneti a denominazione in Valpolicella, che si estendono per 8300 ettari. Stime che fanno tirare un sospiro di sollievo, tanto più che, nelle zone in cui si registrano i danni (tra i più colpiti ci sono i Comuni di San Pietro in Cairano e Verona), le conseguenze per il raccolto sono drammatiche, fino all’azzeramento totale della produzione prevista. La vendemmia, dunque, non rischia di essere compromessa, “ma attendiamo che le prime valutazioni trovino il conforto dei rilievi tecnici effettuati in queste ore dalle autorità preposte e che proseguiranno nei prossimi giorni. Determinante sarà anche l’andamento meteorologico dei prossimi giorni, quelli che ci separano dalla raccolta. Sono vicino, con tutto il Consorzio, ai produttori colpiti: l’area interessata è per fortuna circoscritta ma allo stesso tempo violentemente danneggiata in vigna e anche a livello ambientale”.
Più grigia la previsione di Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Verona, che pur consapevole dell’entità limitata di danni che potevano essere ben peggiori, avverte: “Questa è una mazzata, ad appena due settimane dall’inizio delle vendemmia: per quanto limitati, i danni provocati dal nubifragio di domenica pomeriggio lasceranno strascichi pesanti. In Valpolicella i vigneti colpiti rappresentano il 5% del totale, ma certamente per le aziende che fanno parte di quella percentuale è un danno tremendo, sia per quest’anno che per il prossimo: a loro va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà. La preoccupazione più grande è che l’ondata di maltempo non si sia esaurita. Le previsioni non sono buone e c’è il rischio di dover subire altri danni“. Ma la situazione è difficile per tutto il comparto agricolo veneto, con gli allevatori dell’area interessata che scontano l’allagamento di stalle e il danneggiamento di capannoni, anche se sono tutti in salvo gli animali. Nel padovano, intanto, si contano le serre distrutte e i rustici scoperchiati. Il Codive (consorzio di agricoltori per l’assicurazione agevolata in agricoltura) terminerà nelle prossime ore il giro di ricognizione nelle campagne della provincia scaligera; fortemente colpite sarebbero proprio le zone agricole alla prima periferia della città, come Montorio, Ponte Florio, Poiano, Quinto di Valpantena, anch’esse a forte vocazione viticola. Mentre tra San Martino Buonalbergo e Santa Maria di Zevio sono gli alberi da frutta, in particolari i meli, a scontare i danni più seri. Invece la zona a est di Verona, tra Soave e Mezzane, ha fatto i conti con una pioggia intensa, ma senza grandine, e dunque contiene i danni. E Coldiretti punta il dito sulle conseguenze del cambiamento climatico: “Siamo di fronte a una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”. Nella giornata del 25 agosto, la Giunta regionale del Veneto si riunirà d’urgenza per decidere i primi interventi di ripristino delle normalità, e gli aiuti da stanziare.
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