Il tradizionale appuntamento per celebrare questa storica varietà del centro Italia si è svolto da venerdì 26 a domenica 28 luglio e ha visto la partecipazione di 44 aziende in rappresentanza dei territori della Tuscia, dell’Umbria, del Lazio e dell’Emilia Romagna. Ecco come è andata Nelle Terre del Grechetto 2019.
I 63 vini in degustazione hanno fornito un ampio panorama del Grechetto nelle sue varie declinazioni e interpretazioni territoriali. Civitella d’Agliano si trova su una rupe di tufo circondata da un paesaggio di verdi boschi e bianchi calanchi, che scendono come lame lungo i lati delle colline. È una natura dal volto aspro e selvaggio, in cui trovano spazio noccioleti, ulivi secolari e gli ordinati filari delle vigne. Sono terre da sempre vocate alla viticoltura, in particolare alla coltivazione delle uve a bacca bianca.
Il borgo di Civitella d’Agliano rappresenta un luogo simbolico per la storia del Grechetto. Sulla piazza centrale si trova la vecchia cantina scavata nel tufo di Sergio Mottura, da sempre produttore di riferimento dell’area della Tuscia, che ha saputo valorizzare il Grechetto con alcune etichette, che ancora oggi sono tra le migliori eccellenze del territorio: il Civitella d’Agliano Grechetto Poggio della Costa, il Civitella d’Agliano Grechetto Latour a Civitella e il passito Civitella d’Agliano Grechetto Muffo.
Foto: https://comune.civitelladagliano.vt.it
Quando si parla del vitigno grechetto, in realtà bisognerebbe fare riferimento ai due diversi cloni: il G5 o Grechetto di Todi e il G109 comunemente conosciuto come Grechetto di Orvieto. Il Grechetto di Todi ha un profilo aromatico più delicato ed elegante, mentre il clone G 109 è leggermente più rustico e ha una buccia più ricca di tannini. La presenza di una buccia resistente, rende il Grechetto adatto all’appassimento. Le particolari condizioni climatiche della zona favoriscono lo sviluppo della Botrytis Cinerea, che permette di realizzare vini da dessert di particolare pregio e complessità.
Nell’area di Todi si utilizza quasi esclusivamente il clone G5, mentre nella zona di Orvieto è più diffuso il 109. Alcune cantine propongono due etichette di Grechetto realizzate con i due diversi cloni in purezza, ma in moltissimi casi le due varietà sono vinificate insieme o assemblate successivamente sotto il nome generico di Grechetto. Le indagini sul DNA hanno messo in luce una stretta parentela tra il Grechetto di Todi e Pignoletto dei Colli Bolognesi, confermando la presenza della famiglia delle uve grechetto in una vasta area del centro Italia, anche se sono ancora incerte le sue origini precise. escorts promogirl.ch Il nome Grechetto, infatti, non è indicativo di una sicura provenienza ellenica. Il termine “uve greche”, infatti, veniva spesso utilizzato in antichità come sinonimo di qualità, per dare maggior valore a vitigni autoctoni.
La degustazione ha messo in luce un buon livello complessivo dei vini, con alcune punte qualitative molto interessanti. Il millesimo 2018 ha confermato che il Grechetto ha bisogno di tempo per esprimere la piena maturità dei suoi profumi e dei suoi aromi. La maggior parte delle etichette è apparsa ancora piuttosto contratta e timida. Pur facendo intravvedere un buon potenziale di sviluppo, i vini si sono rivelati spesso un po’ acerbi e ancora in una fase di tensione evolutiva. La sensazione è stata confermata dagli assaggi delle annate 2017 e 2016, decisamente più pronte, armoniose, intense e complesse. Un tempo d’affinamento più lungo, oltre a donare bouquet olfattivi più sfaccettati ed eleganti, conferisce al sorso una scia salina di grande piacevolezza gustativa. Non essendo un vitigno dall’acidità particolarmente alta, le sensazioni sapide e lievemente tanniche contribuiscono a creare il giusto bilanciamento alla morbidezza del frutto.
Delle 63 etichette in degustazione, ne abbiamo scelte 10 imperdibili:
www.facebook.com/NelleTerreDelGrechettoCivitellaDAgliano
a cura di Alessio Turazza
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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