Moda e vino vanno in rosso. Lo certifica l’atteso bilancio semestrale di Louis Vuitton Moët Hennessy (Lvmh), il colosso del lusso che fa capo alla famiglia francese Arnault. Il fatturato complessivo del gruppo registra un calo del -1%, fermandosi a quota 41,6 miliardi di euro, e un utile netto di 7,3 miliardi (-14%). Sui conti pesa soprattutto il nutrito comparto vini e champagne che vede un calo dei guadagni a doppia cifra: -12%. A salvare i conti ci pensa da solo il comparto profumi e cosmetici che riesce a chiudere il semestre a 4,1 miliardi di euro (+3%).
Il deludente bilancio del colosso francese ha fatto il giro del mondo, dopo che la Borsa di Parigi è andata giù (-1,3%) e gli investitori si son dati alla fuga dai titoli del lusso. Ma al di là del significato che questo flessione può rappresentare per il mondo della finanza, forse vale la pena soffermarsi su cosa significhi per il settore vino. Ricordando che Lvmh rappresenta brand iconici dello Champagne, come Moët & Chandon, Krug, Veuve Cliquot, Ruinart, Dom Pérignon, ma anche Château d’Yquem o Domaine des Lambrays. Marchi per cui, fino a poco tempo fa, valeva il motto “non conoscono crisi”. E, invece, la crisi è arrivata e bisogna farvi i conti. Per il gruppo non ci sarebbe da preoccuparsi: «Lo Champagne è in calo – dicono – riflettendo la normalizzazione in corso della domanda post Covid, ma è rimasto significativamente più in alto rispetto al 2019. Inoltre, l’inizio dell’anno è stato confrontato con un buon primo semestre 2023». Di fatto nel 2023 erano andati bene i primi tre mesi, ma non gli ultimi tre, in calo a loro volta dell’8%.
Che siano cambiati i modelli e anche lo status symbol sembrano dirlo anche le analisi sui consumi globali. E come ci sta mostrando chiaramente la prima piazza al mondo del vino – quella statunitense – neanche il segmento premium è ormai immune allo spostamento dei gusti (la preferenza accordata al Prosecco rispetto allo Champagne e addirittura la costante crescita delle altre bollicine low cost la dicono lunga). In particolare, il bilancio di Lvmh, in quanto simbolo per antonomasia del lusso, ci porta a pensare che forse moda e vino (e ci aggiungiamo anche ristorazione) non sono così distanti in questa nuova fase.
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