Sulle temperature di servizio ormai si è scritto davvero tutto: ogni vino, ogni denominazione, ogni tipologia ha il suo range di riferimento cui attenersi per avere un perfetto assaggio. Alcuni appassionati però devono ancora vincere una piccola remora che riguarda il rapporto dei vini rossi con le basse temperature. Sebbene il tema sia stato sviscerato spesso, un ripassino non fa mai male. I principali manuali di sommellerie ci dicono che sui vini rossi, per quanto riguarda la temperatura di servizio, si va da un range che parte dai 14° fino ad arrivare ai 18°, ovviamente con le opportune distinzioni che grossomodo si rissumono in questa regola: più giovane e meno tannico, temperatura più bassa, più invecchiato e più tannico, temperatura leggermente più elevata.
Ma quando la temperatura esterna si alza e inizia a fare caldo, possiamo mettere il vino rosso in frigo e berlo più fresco? Sì e no. Dipende dal vino. Le basse temperature fanno letteralmente a cazzotti con il tannino: un vino dalla fitta trama tannica bevuto freddo avrà delle durezze davvero poco piacevoli al palato, magari si rivelerà anche astringente e quindi sarà poco godibile. Il discorso però cambia per vini agili ottenuti da vitigni poco tannici. Questi sì che possono essere bevuti freschi; freschi però, non freddi come un bianco. Qui sotto vi forniamo una piccola lista di rossi perfetti per l’estate, da bere dopo averli tirati fuori dal frigo.
Iniziamo barando. Perché il Lambrusco di Sorbara probabilmente è il vitigno rosso meno rosso che c’è. Quello che vi consigliamo è il Radice di Alberto Paltrinieri, un rifermentato in bottiglia senza sboccatura che al naso rimbalza tra sensazioni agrumate di pompelmo e ed erbe officinali e che in bocca scatta come un centometrista grazie alla sua acidià estrema.
Non solo Amarone in casa Bertani. Anzi: il lavoro che la storica azienda di Grezzana sta svolgendo sui Valpolicella è davvero encomiabile, interpretandoli con grande delicatezza, rinunciando a prove di forza estrattive per restituire vini che sappiano raccontare il loro territorio e le sue tradizioni. Tutto ciò si percepisce già nel vino di partenza, il Valpolicella Valpantena che profuma di fiori rossi e violette e ha sorso pepato, agile e fresco.
Claudio Mariotto è uno dei maggiori interpreti del timorasso. Ma nella sua gamma brilla anche una piccola gemma rossa, forse poco conosciuta: la Freisa Braghè. Solo acciaio e vetro per un vino fresco e croccante nei toni di ciliegia e lampone, succoso e gioioso al palato.
Nomi è un borgo vitato sulla sponda dell’Adige, tra Trento e Rovereto, zona vocata al marzemino. La famiglia Grigoletti lo produce da tante generazioni, rispettando la tipicità di questo vino molto amato dai trentini. Un vino semplice quanto gentile, che non tralascia di esaltare un vena graffiante intrinseca della varietà, per un finale che, al naso come al palato, richiama sentori di viola mammola, spezie orientali e sana sapidità.
L’azienda della famiglia Gajaudo si trova a Isolabona, non lontano dalla storica località di Dolceacqua. Fu Adriano Gajaudo nel 1986 a dare il via all’attività vitivinicola supportato dai figli Giulio e Fulvio. Sono specialisti del Rossese, a cui dedicano le maggiori attenzioni come dimostra questo “base”, caldo, di corpo, di buona eleganza, lungo e persistente, cremoso.
Nella gamma della storica azienda di Appiano eccelle il Vigna Windegg, una Schiava che si fa apprezzare per l’immediatezza dei suoi aromi di ciliegia e fiori di campo, rinfrescati da una spiccata nota balsamica. In bocca il sorso si allunga con gentilezza, perfettamente sostenuto dalla spinta salina.
Quando nel rosso ci sono le bollicine, si può anche azzardare a scendere con la temperatura fin sotto i 12° gradi, arrivando anche ai 10°. Questo potrebbe essere il caso: La Monella di Braida è un conviviale rosso frizzante dalla verve pericolosamente gastronomica fragrante di piccoli frutti rossi e neri, speziato, leggero e di beva compulsiva.
Paolo Verdi ha preso le redini dell’azienda del padre, prematuramente scomparso, a soli vent’anni e con determinazione, caparbietà, passione l’ha portata a essere una delle migliori realtà di tutto l’Oltrepò Pavese. La sua Bonarda Possessione di Vergomberra è accattivante, con residuo zuccherino ben dosato, tannino preciso e frutto di bosco bello, fragrante, nitido, accompagnato da note di menta e cacao. Da bere a secchiate.
Paola e Anna Chiara Mustilli guidano l’azienda fondata dal padre Leonardo nel 1979; insieme lavorano per creare, vendemmia dopo vendemmia, vini che raccontino il territorio di Sant’Agata dei Goti, non solo attraverso la falanghina, ma anche con versioni più che interessanti di aglianico e piedirosso. Provate quest’ultimo: profumato di fragola, mirtilli e more, risulta succoso in bocca, fresco e con un piacevole finale erbaceo.
I vigneti della bella tenuta di Annamaria e Clara Sala si trovano all’interno della riserva naturale di Lago Preola e Gorghi Tondi, da cui prende il nome. Intrigante e invitante il bouquet del Frappato Dumè: frutti rossi, fragole, violette e erbe aromatiche tra i profumi; suadente al palato, fresco, sapido, fragrante di frutto e di buona persistenza aromatica.
© Gambero Rosso SPA 2025
P.lva 06051141007 Codice SDI: RWB54P8 Gambero Rosso registrazione n. 94/2021 Tribunale di Roma
Modifica impostazioni cookie
Privacy: Responsabile della Protezione dei dati personali – Gambero Rosso S.p.A. – via Ottavio Gasparri 13/17 – 00152, Roma, email: dpo@class.it
Resta aggiornato sulle novità del mondo dell’enogastronomia! Iscriviti alle newsletter di Gambero Rosso.
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati.
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
Made with love by Programmatic Advertising Ltd
© Gambero Rosso SPA – Tutti i diritti riservati