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Vicino all'Abbazia di Rosazzo si produce uno dei migliori vini bianchi del Friuli Venezia Giulia

I vini che vi presentiamo fanno parte di una piccola denominazione del Friuli Venezia Giulia, che comprende anche un monumento dell'enologia ragionale

  • 30 Giugno, 2024

Quando nel 1068 i monaci agostiniani decisero di stabilirsi sul colle di Santa Caterina iniziando la costruzione dell’Abbazia di Rosazzo (vicino a Udine), avevano ben presente che l’area in cui si stavano stanziando aveva delle ottime potenzialità agricole. Quel luogo, poi passato nelle mani dei benedettini e in seguito dei domenicani, per i secoli a venire svolgerà un importante ruolo tanto dal punto di vista religioso quanto da quello vitivinicolo: questo percorso troverà il suo compimento nel 2011 quando, da sottozona della Doc Colli Orientali del Friuli, Rosazzo diventa una Docg, con alcuni dei migliori vini del Friuli Venezia Giulia.

Rosazzo. Il territorio

Quando parliamo della Docg Rosazzo facciamo riferimento a una piccola denominazione che ricade nel territorio collinare che si sviluppa tra i comuni di Manzano e San Giovanni al Natisone, cui si aggiunge una piccola porzione del comune di Corno di Rosazzo. L’area è caratterizzata da una caratteristica conformazione del suolo che prende localmente il nome di ponca. Si tratta di marne e arenarie che danno al terreno una particolare consistenza: sono rocce molto friabili, che si sgretolano facilmente, anche con l’azione degli agenti atmosferici. La mancanza di compattezza fa sì che le acque erodano molto facilmente la superficie dei terreni; ragion per la quale il territorio della Docg Rosazzo è stato fortemente modellato dall’azione umana per permettere una viticoltura in grado di conservare la stabilità dei suoli: non è raro, in zona, incrociare terrazzamenti o giropoggi.

La Denominazione Rosazzo e i vini prodotti

La denominazione Colli Orientali del Friuli (che oggi ha cambiato nome in Friuli Colli Orientali) venne creata nel 1970: in quell’anno, Rosazzo compariva nel disciplinare come sottozona. Date le peculiarità storiche e geopedologiche della zona, nel 2011 si è deciso di staccarla dalla denominazione per creare la Docg. Il Rosazzo è un bianco secco che prevede l’utilizzo di diversi vitigni: il protagonista è senza dubbio il tocai friulano che deve essere presente fino ad almeno il 50%; sauvignon, pinot bianco e/o chardonnay possono essere presenti in percentuali che vadano dal 20 al 30%. Con la ribolla gialla non si può andare oltre il 10%.

I migliori vini Rosazzo Docg

Il risultato dà vita a vini che brillano per l’espressività minerale e il sottofondo sapido, come si può riscontrare nella  lista che vi proponiamo, dove trovate i migliori Rosazzo Docg valutati nella guida Vini d’Italia di Gambero Rosso 2024 con i Tre Bicchieri, Due Bicchieri Rossi e Due Bicchieri.

Il Rosazzo Terre Alte ’20, prodotto per la prima volta nel 1981, è un monumento dell’enologia ragionale. Prodotto con tocai friulano, pinot bianco e sauvignon, ha mantenuto nel tempo il ruolo di primattore nell’offerta aziendale e di ambasciatore nel mondo delle potenzialità del territorio. Riconquista con merito i nostri Tre Bicchieri, tallonato dal Rosazzo Abbazia di Rosazzo ’19.

Livio Felluga negli anni ’50 del secolo scorso fondò l’omonima azienda a Brazzano di Cormòns. Nella sua lunga vita è sempre stato un riferimento per tutti e oggi l’azienda, gestita dai quattro figli, vanta un’importante estensione collinare nel Collio e nella denominazione Friuli Colli Orientali, arricchita con l’acquisizione dei vigneti e della cantina dell’Abbazia di Rosazzo, scrigno della cultura enoica friulana. Quelle colline che Livio stesso riportò sulle sue etichette, la famosa carta geografica che svetta sugli scaffali dei ristoranti e delle enoteche di tutto il mondo.

Il Rosazzo ’19 di Ronchi di Manzano è uno dei vini presentati da questa splendida azienda gestita tutta al femminile da Roberta Borghese e dalle giovani figlie Lisa e Nicole. I Ronchi di Manzano sono ricchi di storia; furono scelti nei secoli scorsi dai conti Trento per produrre i vini da destinare ai nobili dell’impero austro-ungarico. Nel 1984 la famiglia Borghese ne acquisì la proprietà, affidandola all’allora giovanissima Roberta che seppe portarla subito alla ribalta. Gran parte dei vigneti circondano la cantina, mentre altri si estendono sui colli di Rosazzo.

Il Rosazzo Bianco Nojâr ’20, che lo scorso anno è approdato alle selezioni finali, è composto da uve selezionate di tocai friulano, sauvignon, chardonnay e ribolla gialla, si offre all’olfatto con eleganti sfumature fruttate di mela annurca e albicocca, accompagnate da note di caramella mou e vaniglia, mentre in bocca è avvolgente e ricco di sapore.

L’azienda di Giorgio Colutta, un tempo meglio conosciuta come Bandut, ha sede a Manzano ed i vigneti si estendono all’estremo Sud dell’anfiteatro naturale formato dai dolci declivi della denominazione Friuli Colli Orientali. Sia in vigna che in cantina tutte le operazioni vengono svolte in funzione dei principi di compatibilità e sostenibilità ambientale. Particolare attenzione viene riservata ai vitigni autoctoni, soprattutto quelli riscoperti e rivalorizzati, per i quali sono stati individuati alcuni cru che costituiscono il fiore all’occhiello dell’attività aziendale.

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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

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