Ve lo ricordate il tocai? Si trattava di una delle bandiere enologiche del Friuli Venezia Giulia, un bianco coltivato nel territorio praticamente da sempre. Perché parliamo al passato? È forse scomparso? Certo che no, ma dal 2008 il vitigno e il vino a cui dà vita non si può più chiamare così.
Le motivazioni sono piuttosto conosciute ma vale la pena rinfrescare la memoria. Quando nel 2004 l‘Ungheria è entrata a far parte dell’Unione Europea si costituì un problema relativo a una delle denominazioni vinicole più importanti di quel Paese riguardante la forte omofonia tra Tokaji, uno dei più famosi e prestigiosi vini dolci del mondo, prodotto nella regione ungherese Tokaj-Hegyalja (da cui il nome del vino) e il tocai, il vitigno coltivato in Friuli Venezia Giulia. Visto che l’Unione Europea tutela le appellazioni geografiche, i viticoltori friulani (ma anche quelli veneti e alcuni lombardi) furono costretti a cancellare il nome “tocai” da tutte le loro bottiglie. Ma c’è qualche altra analogia, oltre a quella del suono, che lega Tokaji e tocai? No, nessuna. Come già accennato il primo è un vino dolce che si ottiene da furmint, hárslevelü e muscat lunel, il secondo è un vino bianco secco le cui radici genetiche nulla hanno a che fare con i vitigni utilizzati in Ungheria.
Quindi, quello che una volta era conosciuto come tocai oggi è chiamato friulano (mentre in Veneto si è optato per il nome tai, e in Lombardia per tuchì), un’uva che dal punto di vista genetico coincide con il sauvignonasse, vitigno precedentemente coltivato in Francia, soprattutto nella zona di Bordeaux e oggi quasi del tutto scomparso dalla tavolozza ampelografica d’Oltralpe. Il cambio di nome avrà tolto qualcosa alla storia della tradizione vinicola friulana, ma sicuramente non ha inficiato affatto le prestazioni qualitative cui ci hanno abituato ormai da diversi anni i produttori. La prova la trovate nella lista che segue, etichette recensite nella guida Berebene 2024 di Gambero Rosso che hanno ottenuto una valutazione da 90 centesimi in su e che costano meno di 20 euro.
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