Tra siccità e violente grandinate tardive, il 2023 sarà ricordato dai vignaioli del Lazio per l’estrema difficoltà nell’ottenere dei risultati positivi o almeno in linea con quelli degli scorsi anni, e questo non soltanto per i produttori che lavorano in conduzione biologia o biodinamica ma in generale per tutti i viticoltori della regione. La speranza è che chi ha lavorato al meglio in vigna, con tutta l’attenzione e la passione possibile, riesca a proporre dei vini certo in piccole quantità ma comunque di buona qualità.
Per quanto riguarda le nostre degustazioni invece il Lazio si conferma fedele a sé stesso, nel bene e nel male. Da una lato infatti non possiamo che confermare la capacità di ottenere eccellenti risultati in tutta la regione: 4 province su 5 hanno espresso almeno un Tre Bicchieri, e l’unica assente – Rieti – è senza dubbio storicamente la zona meno implicata nella produzione vitivinicola, utilizzando un numero di vitigni assai significativo, sia autoctoni – bellone, biancolella, cesanese, grechetto – che internazionali – dal cabernet sauvignon al merlot, dalla grenache al syrah al viognier.
Quest’anno salutiamo il ritorno al nostro massimo riconoscimento sulla Guida Vini d’Italia 2024 di Gambero Rosso di tre aziende e l’entrata di una nuova; due l’ottengono con il vino “cadetto” e non il più importante e impegnativo, ma a noi sono piaciuti soprattutto per la freschezza e la bevibilità Coletti Conti con il suo Cesanese del Piglio Superiore Hernicus e Ciolli con il Cesanese di Olevano Romano Superiore Silene.
I vigneti di Antonello Coletti Conti sono situati principalmente nel podere Caetanella sulle colline di Anagni, nel Frusinate, su terreni vulcanici dove gioca un ruolo di primo piano il cesanese. Il Cesanese del Piglio Superiore Hernicus ’21 si esprime al naso con note di alloro, prugnolo selvatico e macchia mediterranea, mentre il palato, dai toni minerali e ricco di frutto, è di grande piacevolezza, grintoso e dinamico.
Damiano Ciolli da vent’anni cerca di esaltare la personalità del cesanese attraverso la cura della biodiversità del territorio e del vitigno, producendo dei vini che esprimono le peculiarità del terreno ai piedi del Monte Celeste. Il Cesanese di Olevano Romano Superiore Silene ’21 evidenzia sentori di macchia mediterranea, bacche di ginepro e amarena, mentre il palato è succoso, fresco, con una buona tenuta e un grintoso finale pepato.
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