Lo spauracchio dei dazi del 200% annunciati da Trump sta facendo tremare il vino italiano e non solo. Basta vedere gli appelli di questi giorni da parte dei consorzi del Prosecco, del Nobile di Montepulciano, e Chianti.
Allargando lo sguardo, però, gli Stati Uniti (che per l’Italia del vino rappresenta la prima piazza) non sono l’unico mercato dove l’importazione del vino potrebbe essere sottoposta a tariffe aggiuntive importanti, come ricorda la rivista Drink Business. Vediamo la mappa dei Paesi più “ostili” al vino. E, in particolare, al vino europeo.
Nel 2023, la Russia ha aumentato dal 12,5% al 20% il dazio sui vini provenienti da Paesi considerati “ostili” — principalmente Ue, Usa e Regno Unito. Una misura presa in risposta alle sanzioni occidentali, e che «potrebbe intensificarsi con una tariffa protettiva del 200%, minacciata dalle autorità russe, che estrometterebbe di fatto il vino europeo dal mercato russo» scrive Drinks Business. Intanto, i vini provenienti da nazioni “amiche” come Cile, Armenia e Sudafrica continuano a entrare con tariffe ridotte o esenti da dazi.
Un gradino sopra, troviamo il Brasile che applica una tariffa del 27% sul vino importato. Eppure il mercato brasiliano del vino continua a crescere, sebbene i consumatori debbano affrontare prezzi finali significativamente gonfiati da ulteriori imposte statali e federali.
In Marocco, arriviamo a una tariffa del 49% che grava sui vini importati, ma esistono agevolazioni riservate ai membri dell’Unione Europea. In Vietnam, invece, il dazio al 50% in vigore in passato è stato progressivamente ridotto per partner commerciali come Ue, Australia e Cile, con l’obiettivo di eliminarli sul vino europeo entro il 2027.
L’Indonesia impone una tariffa del 90% su tutte le categorie di vino, aggravata da accise e Iva che rendono il prezzo al dettaglio proibitivo. In India, sebbene siano in corso negoziati di libero scambio con l’Ue e il Regno Unito, grava ancora un dazio del 150% che si combina con ulteriori imposte locali, facendo del Paese uno dei mercati più difficili per le esportazioni di vino.
L’Iraq applica un dazio del 200% su tutte le bevande alcoliche, mentre la Malesia impone una tassa effettiva che può raggiungere il 250% sul vino importato. Ma è l’Egitto a detenere il primato mondiale, con tariffe del 1.800% sul vino fermo e del 3.000% sul vino spumante, limitando in maniera nettale importazioni di vino straniero o circoscrivendolo solo al settore turistico dove si applica un dazio del 300%.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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