Resa dei conti in casa Lega per la questione Montepulciano. Il botta e risposta tra i consorzi del vino di Abruzzo e Marche sull’utilizzo in retroetichetta del nome del vitigno – montepulciano o cordisco – finisce in campo politico, come avevamo previsto nell’articolo “Il regalo di Lollobrigida all’Abruzzo: per evitare concorrenza all’Abruzzo resuscita il sinonimo cordisco”
A raccogliere il guanto di sfida, lanciato pochi giorni fa dal vicepresidente e assessore all’Agricoltura dell’Abruzzo Emanuele Imprudente, è l’assessore all’agricoltura della Regione Marche Andrea Maria Antonini: “È necessario un incontro sulla questione della denominazione Montepulciano. Alla luce della revisione delle regole sull’etichettatura, l’utilizzo del sinonimo cordisco, peraltro introdotto senza alcun preliminare confronto con le Regioni, rischia di legittimare una regione ad impedire ad altre l’uso del nome di un vitigno che, invece, è regolarmente e storicamente coltivato e conosciuto”. Antonini ha, quindi, richiesto un incontro a tre – Masaf, Marche e Abruzzo – a livello nazionale per risolvere la questione una volta per tutte.
D’altronde è proprio a livello nazionale che si è ritenuto di dare seguito alla proposta sui generis il Consorzio di tutela Vini d’Abruzzo di riesumare il nome cordisco.
Il motivo è presto spiegato: assicurarsi l’esclusiva del nome montepulciano ed evitare che, con il nuovo regolamento etichettatura (che prevede il riferimento in retroetichetta ai vitigni utilizzati nei blend dei vini) i produttori fuori Regione possano in futuro utilizzarlo.
L’obiettivo lo ha confermato, suo malgrado, lo stesso vicepresidente e assessore all’Agricoltura dell’Abruzzo, Emanuele Imprudente, esultando alla notizia della reintroduzione del sinonimo cordisco nel Registro nazionale della vite: “Si tratta di un decreto che pone le basi affinché l’utilizzo del nome Montepulciano sia riservato, senza generare confusione, ai vini prodotti in Abruzzo sgombrando il campo da eventuali fraintendimenti”.
“Spiegare un vino attraverso l’uso di un sinonimo desueto, al punto da essere sconosciuto come cordisco, rischia di confliggere anche con il principio di trasparenza e corretta informazione che la nuova etichettatura persegue” prosegue l’assessore marchigiano Antonini “Se un vitigno è comunemente e tradizionalmente conosciuto come montepulciano e così lo classificano i numerosi disciplinari vigenti è quello il nome che lo rende riconoscibile. Difficile riconoscere ugual ruolo ed efficacia ad un nome scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato alla fine degli anni ’80 e reintrodotto a puro scopo strumentale”.
Antonini, pur sottolineando di voler riportare tutto sui binari della leale e proficua collaborazione, senza disperdere energie in lotte di vicinato, non le manda di certo a dire. E al collega abruzzese ricorda come “L’oggetto della protezione dovrebbe essere l’area regionale “Abruzzo” e non certamente “montepulciano” che è anche il nome di un borgo toscano. È questo” conclude “il principio su cui è basato il sistema delle denominazioni: tutelare i nomi dei luoghi e non dei vitigni”. A buon intenditore…
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