Va avanti la battaglia del Consorzio tutela vini d’Abruzzo per rivendicare l’esclusiva del nome Montepulciano in etichetta. Il presidente Alessandro Nicodemi chiede il reinserimento nel Registro nazionale varietà delle viti del sinonimo Cordisco per il diffusissimo vitigno, che potrebbe essere utilizzato nelle altre regioni e valorizzare quindi il Montepulciano d’Abruzzo doc. Una proposta che fa arrabbiare i produttori di Montepulciano delle altre regioni, in particolare i vicini marchigiani.
La vicenda è stata raccontata già in questo articolo del 13 agosto (che riprende un approfondimento pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 3 agosto 2023) ma ha avuto nelle ultime settimane degli sviluppi che hanno alzato il livello dello scontro. In un’intervista rilasciata al Resto del Carlino l’imprenditrice vitivinicola ascolana Angiolina Piotti Velenosi ha minacciato “proteste plateali e una discesa in piazza con i trattori” per difendere il nome Montepulciano sulle etichette dei vini anche marchigiani, suscitando la reazione dello stesso Nicodemi, che rivendica la bontà della sua battaglia.
Alessandro Nicodemi Presidente Consorzio Vini Abruzzo
“La legge deve essere uguale per tutti” dice Alessandro Nicodemi, presidente del consorzio abruzzese “e se hanno tutelano il nome Nero d’Avola in Sicilia, blindando le etichette solo ai vini siciliani e facendo utilizzare il nome Calabrese ai vini fatti con il vitigno Nero d’Avola fuori dai confini siciliani, non vedo perché non possiamo chiedere la stessa cosa noi con il Montepulciano d’Abruzzo”. Nicodemi sostiene di combattere anche a nome di altri vitigni che si identificano con alcune regioni italiane. “Ritengo che anche il Sagrantino Umbro, il Verdicchio di Jesi, il Cannonau della Sardegna e le altre denominazioni che coincidono con i vitigni, debbano essere tutelate. Il Pecorino è del Piceno? Ottimo. Tuteliamo anche il vitigno Pecorino e le altre zone d’Italia dovranno utilizzare un sinonimo”.
Già in precedenza i produttori marchigiani si erano ribellati a questo preteso monopolio abruzzese. Secondo l’Istituto marchigiano di tutela vini “non c’è ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza. Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari, 2 Docg, 36 Doc e 88 Igt”.
In seguito alla pubblicazione del nostro articolo del 13 agosto ci aveva contattato il presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi per ulteriori chiarimenti: “Anche il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo è con gli amici marchigiani dell’IMT (Istituto marchigiano di tutela vini), perché anche noi siamo favorevoli alla corretta informazione al consumatore. Però mi preme sottolineare che il legislatore, molto saggiamente, nel DM Etichettatura, nel prevedere fra le indicazioni facoltative la descrizione del vitigno per la corretta informazione, ha infatti compreso l’utilizzo anche del sinonimo dello stesso, proprio per evitare illeciti utilizzi o usurpazioni delle DOP e IGP”.
Nicodemi ricorda che il sinonimo Cordisco, che lui propone di reinserire nel Registro Nazionale delle varietà di vite era “sicuramente presente fino al 1988 e poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatizzato”. “Da qualche interlocuzione avuta” prosegue “ci sembra che l’opposizione all’utilizzo di un sinonimo e quindi a un termine sicuramente meno noto al pubblico, abbia dei risvolti più commerciali che dediti alla reale e corretta informazione al consumatore. In sintesi noi crediamo che se il legislatore avesse voluto solo il vitigno come termine informativo, non avrebbe previsto, come invece ha fatto, anche l’uso di un sinonimo ed è su questa ratio che noi vorremmo la tutela non solo della nostra denominazione-vitigno ma anche di tutte quelle presenti nel variegato mondo enologico nazionale che hanno investito in comunicazione e promozione, creando un legame indissolubile fra un vitigno ed il suo territorio. Tutelare queste ‘biodiversità’, significa tutelare il nostro ‘Made in Italy’ che tutto il mondo ci invidia”.
Un altro fronte della battaglia per l’uso del termine Montepulciano è quello che divide i produttori abruzzesi dal Nobile di Montepulciano, ove quest’ultimo fa riferimento a un toponimo. Il consorzio toscano nega in un comunicato che sulla possibile confusione tra le due realtà produttive sia in corso una battaglia legale, anche se lamenta una mancanza di collaborazione sul fronte abruzzese e rivendica “una storia produttiva che ha già, da quasi 700 anni, la volontà di tutelare questo prodotto sia alla produzione che nella sua fase commerciale, elemento oggi più che mai fondamentale per la denominazione del vino prodotto in Toscana”.
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