Numeri solidi per il comparto beverage e preoccupazioni altrettanto solide per la situazione geopolitica attuale. Sono questi i due messaggi venuti fuori dalla presentazione dello studio di filiera presentato da Federvini alla Camera dei Deputati.
Partiamo dai numeri. È di 20,5 miliardi il valore aggiunto del comparto italiano di vini, spiriti e aceti, corrispondenti a circa l’1,5% del Pil nazionale. Di questi, 4,9 miliardi sono riconducibili all’effetto diretto, 9 miliardi sono imputabili all’effetto indiretto e 6,6 miliardi all’effetto indotto. La fotografia scattata da Nomisma per Federvini mostra, dunque, una filiera in salute, con oltre 2.300 imprese, 21,5 miliardi di euro di fatturato diretto e 10 miliardi di euro di export.
Se i numeri sono incoraggianti, lo scenario geopolitico è, al contrario, molto preoccupante come ricorda la presidente di Federvini Micaela Pallini: «In questo momento, sulle imprese incombono tante incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflattiva. Tra questi, l’indagine antidumping cinese che minaccia i distillati di tutta Europa e la crisi del Canale di Suez che ha già le prime ripercussioni per le nostre esportazioni. Per questo chiediamo supporto al Governo: la difesa di questo patrimonio del Made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori, con le loro organizzazioni di rappresentanza, quanto delle istituzioni” conclude Pallini.
In particolare, la situazione del Canale di Suez, con le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi nel Mar Rosso, mette in serio allarme una filiera che ha portato diversi primati al nostro Paese: primo esportatore mondiale a valore di aceti, con una quota sull’export globale del 37%, nonché di vermut (34%), il secondo di vini fermi imbottigliati (22%) e liquori (14%).
«Non ci preoccupa solo il cambio di rotta, che è già in corso» rivela il vicepresidente di Federvini Piero Mastroberardino «ma tutte le ripercussioni che la crisi avrà sull’aumento delle tariffe del trasporto marittimo. Un po’ quello che è già successo lo scorso anno con l’industria del vetro e i prezzi saliti alle stelle, con impatti devastanti per tutto il settore».
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