Sarebbe troppo semplicistico pensare alla parabola del figliol prodigo per descrivere il percorso che ha portato la Dop Colline Teramane a rientrare nell’orbita del Consorzio vini d’Abruzzo. Nel 2003, un gruppo di una decina di produttori teramani insoddisfatti lasciò l’ente per fondare il Consorzio Colline Teramane, con l’obiettivo di valorizzare una peculiare sottozona del grande vigneto a montepulciano, riconosciuta (per prima) a metà anni Novanta. In 20 anni, il percorso è stato lungo e difficile ma ha portato a casa frutti importanti. Dal momento che, attualmente, il gruppo di aziende presieduto da Enrico Cerulli Irelli, al termine del secondo mandato in Cda, può vantare una squadra di 33 soci per oltre 600mila bottiglie annue.
Se si prova a stilare un bilancio, la Docg Colline Teramane è riuscita a forgiare un’identità precisa di un vino che si è guadagnato uno spazio nel panorama nazionale dei vini di qualità. Negli ultimi due anni, le produzioni sono aumentate del 50%, a fronte di 172 ettari di vigneti estesi tra Mare Adriatico, Gran Sasso e Monti della Laga.
Ora è arrivato l’annuncio e la decisione di rientrare nella grande famiglia del Consorzio vini d’Abruzzo, realtà da 100 milioni di bottiglie, che ultimamente ha fatto parlare di sé sia per la coraggiosa riorganizzazione della piramide qualitativa (codificata nel modello Abruzzo), sia per le polemiche sull’uso del nome Montepulciano alla luce del decreto Masaf sull’etichettatura.
Tecnicamente, si tratta di una fusione per incorporazione. “Ma non è né un passo indietro né una sconfitta, bensì un punto di partenza”, sottolinea Cerulli Irelli, ricordando che “il mercato in questi 20 anni è cambiato” e che occorre “maggiore efficacia comunicativa”. A guadagnare da questa scelta saranno entrambi.
Per la Docg Colline Teramane (il cui Consorzio tutelava anche la Doc Controguerra) ci sarà la possibilità di appoggiarsi per la tutela al Consorzio vini d’Abruzzo, che lavorerà a rafforzare nel mondo la percezione di eccellenza dell’area teramana, in un percorso avviato oltre un anno fa e “sostenuto fortemente da tutti i soci delle Colline Teramane”. In etichetta non ci saranno cambiamenti, anzi il vecchio logo delle Colline Teramane potrà essere utilizzato come marchio collettivo da tutti i produttori che rivendicheranno la Docg. Ma per questo occorrerà modificare il disciplinare. La sede sarà unica a Ortona.
Tra gli obiettivi futuri c’è l’aumento della produzione (in alcuni anni si punta al milione di bottiglie), il potenziamento della promozione e la valorizzazione del nome. Un comitato di denominazione all’interno del Consorzio vini d’Abruzzo favorirà attività specifiche. Tra i prossimi appuntamenti c’è, infatti, l’anteprima dedicata al Montepulciano d’Abruzzo Docg (29 febbraio-2 marzo 2024).
“La viticoltura regionale sarà ulteriormente rafforzata da questa nuova sinergia e il Consorzio, che con l’introduzione del modello Abruzzo proprio da questa vendemmia accende i riflettori sulle identità territoriali, con la Docg Colline Teramane e la Doc Controguerra arricchirà di nuove sfaccettature il racconto del territorio”, ha dichiarato Alessandro Nicodemi, che guida il Consorzio vini d’Abruzzo. Per il presidente Cerulli Irelli unirsi significa “credere nella collaborazione tra i diversi attori della produzione vitivinicola regionale, ciò che in un passato non troppo lontano sarebbe stato inimmaginabile”.
L’articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 2 novembre 2023
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