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Nascita, crescita e crollo del mercato cinese del vino. La parabola dei consumi spiegata da un importatore

Ecco come l'acquisto di vino europeo è passato da status symbol a vera scoperta. Ma intanto la bolla speculativa era già scoppiata. L'analisi di Dan Siebers della società di importazione Wajiu China

  • 12 Dicembre, 2024

Dal boom a un calo progressivo delle importazioni, fino al voltafaccia. Mentre Dubai e Taiwan si affermano come nuove piazze per i Bordeaux di alta gamma, la Cina ha visto una calo del volume delle importazioni nel recente periodo. La motivazione, secondo quanto riferisce Dan Siebers, co-partner della Wajiu China, a Vino Joy, sarebbe un forte spirito imprenditoriale che ha alimentato l’espansione del mercato, ma che ha contribuito anche alla sua volatilità. «Molte cantine sono perplesse dal fatto che esportano più vino in paesi come la Corea e il Vietnam, nonostante il mercato più grande e maturo della Cina. Spesso attribuiscono questo a problemi con gli importatori, ma la realtà è molto più complessa». Siebers identifica un un fenomeno culturale che definisce “imprenditorialità compulsiva“. Questo fattore ha profondi effetti sull’industria del vino, creando sia opportunità sia una frammentazione e una instabilità del mercato.

Cina - Lanterne rosse - capodanno cinese

Nascita e crescita del mercato cinese del vino

Nelle fasi iniziali del mercato vinicolo cinese, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni dieci del nuovo Millennio, i vini importati erano indirizzati agli hotel a cinque stelle delle principali città, come Shanghai e Pechino, ed erano rivolte principalmente a una clientela occidentale. I consumatori cinesi bevevano principalmente Bordeaux economici e di bassa qualità, più come status symbol che per il loro gusto. «Si trattava più di comprare un prodotto occidentale alla moda che di un ricercare il piacere del vino occidentale» ha detto Siebers.

Dopo il 2010 è iniziata la svolta. Le normative di importazione standardizzate hanno facilitato l’importazione di vino. «Allo stesso tempo, i consumatori cinesi hanno iniziato ad apprezzare il vino per il suo sapore e non solo per il suo status» scrive Vino Joy. In questo periodo, per esempio, ha avuto molto successo il Moscato d’Asti, che ha dato il via a questa evoluzione. «Questo vino dolce e frizzante ha incontrato il gusto dei palati cinesi, determinando un passaggio da un consumo derivato dallo “status” al consumo consapevole».

Espansione e bolla speculativa

La rapida espansione del mercato vinicolo cinese ha però attirato imprenditori che vedevano il vino come uno schema per arricchirsi rapidamente. «Le statistiche di importazione salivano, ma non riflettevano accuratamente il consumo effettivo» scrive Vino Joy. «Il boom di Bordeaux en primeur dei primi anni 2010 e il più ampio aumento delle importazioni di vino, che ha raggiunto il picco nel 2017, sono stati guidati più dalla speculazione che dalla domanda genuina. Le persone importavano vino non perché avevano acquirenti in fila o una strategia di distribuzione, ma perché speravano di capovolgerlo per un rapido profitto» spiega Siebers.

Una bolla speculativa che alla fine è scoppiata e «mentre il mercato si assestava, molti giocatori speculativi sono usciti, lasciando dietro di sé un surplus di vino invenduto».

La situazione di oggi

Il calo delle importazioni di vino della Cina non è dovuto, secondo Siebers, a un improvviso cambiamento di abitudini dei consumatori. «Gran parte di ciò che veniva importato non veniva consumato, e gran parte di esso non valeva la pena di essere consumato in primo luogo». Pertanto i periodi di calo dei consumi, sono piuttosto un ritorno alla normalità dopo periodi di speculazioni. Siebers rimane ottimista sul futuro del mercato del vino cinese. «Credo che mentre i consumatori cinesi continuano a perfezionare i loro palati, il mercato si stabilizzerà, guidato dalla domanda reale piuttosto che dalla speculazione».

Tuttavia, sottolinea la necessità critica di migliori dati e trasparenza. Attualmente, gli unici dati disponibili provengono dalle statistiche di importazione, che non riflettono il consumo effettivo. «Mentre le statistiche di importazione mostrano un boom fino al 2017 seguito da un fallimento, il consumo effettivo dimostra una tendenza al rialzo coerente» scrive Vino Joy.

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