Nuovo colpo di scena nel caso Terre Cortesi-Moncaro. Chi pensava che la vicenda fosse finita con la liquidazione giudiziale annunciata dal Tribunale di Ancona, dovrà ricredersi. Adesso la questione si sposta su chi dovrà gestire questa fase, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso «pronto a ricorrere in Corte d’Appello», come annunciato dall’europarlamentare Carlo Ciccioli (FdI) contro una decisione, quella del Tribunale, definita «frettolosa e ingiustificata» . In 24 ore, quindi, il fallimento della più grande cooperativa marchigiana si è trasformato in un vero e proprio scontro istituzionale.
Ma da dove deriva questo scontro tra poteri? Secondo quanto riporta Ansa, nello stesso giorno in cui il Tribunale dava il via alla “sua” liquidazione, il Mimit (alle ore 10.20) emetteva decreto di apertura della procedura di liquidazione coatta amministrativa (in corso di pubblicazione in Gazzetta ufficiale), nominando commissario liquidatore il commercialista Giampaolo Cocconi, che già il 3 ottobre aveva assunto i poteri del consiglio di amministrazione per volontà del Ministero. Chi dovrà, quindi occuparsi della liquidazione? Cocconi, così come indicato dal Ministero, o il collegio indicato dal Tribunale nelle persone di Marcello Pollio (già custode giudiziario) e dei due commissari Fabio Pettinato e Salvatore Sanzio? Fino a questo momento sono stati questi ultimi a gestire l’esercizio provvisorio, apposto i sigilli all’azienda e incontrato soci e dipendenti. Ma il Mimit ha già annunciato una contromossa: il commercialista Cocconi ha convocato una contro-riunione con soci e dipendenti per martedì 29 ottobre.
Una liquidazione al quadrato che rappresenta un ulteriore motivo di confusione per i circa 600 soci della cooperativa, che in pochi mesi si son ritrovati catapultati in una vicenda giudiziaria senza precedenti nella regione, venendo a conoscenza di debiti stratosferici per ben 38 milioni di euro. In questo scontro di poteri c’è in ballo anche la strada da seguire per il futuro della società, dal momento che, come riporta il Corriere Adriatico, i curatori spingono per la vendita, mentre per il Ministero la soluzione è il risanamento. Comunque vada, la parola fine è ancora ben lontana.
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