Negli Stati Uniti si è consumato uno dei peggiori mesi dell’ultimo biennio per i consumi di vino. Da gennaio ad agosto il -13% registrato nel mese clou dell’estate ha portato il totale a -8% a volume (i segnali c’erano già nei primi cinque mesi dell’anno). In uno scenario molto complicato per il primo cliente del vino italiano, che già un anno fa mostrava i primi inceppamenti, l’Italia si salva grazie alla categoria degli spumanti ma, come fa notare l’Osservatorio Uiv (nell’analisi basata su dati Sipsource), molto si deve alle peggiori performance dei competitor del Belpaese.
Nel dettaglio, considerando tutti gli otto mesi 2024, l’Italia fa -5,7 per cento a volume e perde il 4,4% dei valori di vino esportato. Ma fa meglio, come si diceva, della media dei consumi di vino registrati sul mercato Usa, che indica un -8,3% in quantità e un -7,4% nella spesa. L’Osservatorio Uiv non lo nasconde: l’Italia è in calo ma ci sono anche segnali di tenuta, poiché a resistere sono (solo) le bollicine che, ad agosto, fanno un -1,5% contro il -8,8% complessivo del vino made in Italy (-8,8%); ma soprattutto segnano un +1,5% nel lungo periodo. Cosa sta accadendo, invece, ai vini fermi? I bianchi e i rossi, fa sapere l’Uiv, perdono entrambi l’8 per cento negli otto mesi, mentre i rosati fanno peggio: -11 per cento. Considerando il solo agosto è andata peggio ai bianchi, con -13 per cento.
vendite vino in Usa – gennaio agosto 2024
Considerando le tipologie di vino, l’Osservatorio Uiv sottolinea come la spumantistica italiana valga oggi il 35 per cento delle vendite di vino italiano negli Stati Uniti (38% la quota dei bianchi e 18% dei rossi, poi aromatici 5% e rosati col 4%), in un mercato in cui i vini sparkling occupano complessivamente il 9 per cento. I wine cocktail (leggi soprattutto Spritz) sono una delle chiavi di questo successo e di questo trend anticiclico, in cui il totale mercato delle bollicine segna -7,4%, con gli Champagne in caduta a -13 per cento. Nel dettaglio, è l’Asolo Prosecco a fare da traino in questo 2024 (+15%) assieme al Prosecco Treviso (+6%). Il Prosecco Doc, invece, lascia sul terreno quasi sei punti percentuali.
L’Osservatorio Uiv analizza anche, negli otto mesi 2024, le denominazioni ferme più richieste negli esercizi commerciali statunitensi. «Ed è difficile trovare segni più, a parte la crescita del Brunello di Montalcino (+5%) e la tenuta del Chianti Classico». I volumi commercializzati, infatti, sono in terreno negativo per tutte le principali bandiere del made in Italy: Chianti Docg (-16%), Doc Toscana (-13%), Pinot Grigio delle Venezie (-9%), Barolo (-6 per cento).
Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv, nota come, da un lato, i numeri dell’export verso gli Usa indichino a luglio un segno positivo ancora piuttosto solido, ma anche che il persistente calo degli effettivi prodotti immessi al consumo rappresenta un «campanello di allarme piuttosto serio». La speranza è che ora, con il taglio dei tassi e le imminenti elezioni presidenziali, ci possano essere «segnali di inversione di rotta su un mercato fortemente condizionato dal calo del potere di acquisto. Prova ne sia che il mese di agosto – è la conclusione di Castelletti – ha visto naufragare a -15% i consumi dei nostri vini nell’on-premise».
<<<< Questo articolo è stato pubblicato su Trebicchieri, il settimanale economico di Gambero Rosso.
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