Eppur si muove. Il Collio potrebbe avere, in futuro, un bianco – ‘istituzionale ‘ – realizzato con uve di friulano, malvasia istriana e ribolla gialla. Nell’assemblea del 10 dicembre scorso il Consorzio guidato da David Buzzinelli ha avviato un percorso di modifica del disciplinare: al centro del dibattito c’è anche la vexata quaestio del Collio bianco da ‘uve autoctone’ che ha agitato gli animi dei produttori negli ultimi mesi. Tema a cui il Gambero Rosso, nelle settimane scorse, ha dato ampio spazio, prima raccogliendo il parere di Fabijan Muzic, e di Alessandro Dal Zovo, direttore della Cantina Produttori di Cormòns, due pionieri del progetto che prevede l’etichetta comune con un chiaro riferimento alle uve autoctone (progetto che ha fatto storcere il naso a tanti colleghi produttori). Poi è stata la volta di Robert Princic, titolare di una delle cantine storiche della zona che, al Gambero Rosso, ha rilanciato l’ipotesi di introdurre nel disciplinare una Gran Selezione: una soluzione che potrebbe accontentare tutti, esaltando le uve autoctone ma riportando tutto nell’alveo delle norme e delle dinamiche consortili.
Il comunicato diramato dal consorzio a seguito del dibattito rubrica il tema in modo diplomatico: «creazione di una nuova categoria di vino bianco». Ma la sostanza è impegnativa: come si legge nel testo, il cda del consorzio «ha proposto di istituire un tavolo tecnico per sviluppare una nuova categoria di vino bianco da inserire a disciplinare, ottenuto esclusivamente dalle varietà tocai friulano, ribolla gialla e malvasia istriana. Il tavolo lavorerà per definire le caratteristiche, le percentuali di assemblaggio e il nome di questa nuova espressione del territorio». Il linguaggio è prudente come si conviene all’aplomb di un organo istituzionale, ma è evidente il richiamo alla polemica avviata da una decina di produttori riuniti sotto l’etichetta del Collio da uve autoctone, realizzato soltanto con i tre vitigni che, secondo i ‘ribelli’, rappresenterebbero al meglio l’identità territoriale della denominazione.
Così il consorzio raccoglie così la sfida dei viticoltori dissidenti, coinvolgendo nella decisione l’intera assemblea dei soci. Una iniziativa efficace se si pensa che la mozione che avvia il percorso di modifica del disciplinare ha raccolto 3974 voti, appena 138 astenuti e nessun contrario. Il 97% della compagine sociale, insomma, è pronta a discutere per trovare una soluzione. «I risultati delle votazioni riflettono il nostro impegno comune per una crescita che unisca tradizione e innovazione. La collaborazione tra i soci è la chiave per affrontare le sfide future e valorizzare al meglio la denominazione Collio», assicura il Presidente David Buzzinelli.
Ma le novità non finiscono qui. Il comitato tecnico del Consiglio di Amministrazione, alla luce di quanto emerso dal tavolo di lavoro aperto a tutti i produttori della denominazione, ha proposto l’introduzione nel disciplinare della specificazione “Vino da Uve Macerate” per identificare i vini ottenuti con macerazione fermentativa di almeno sette giorni. Come si legge nel comunicato, «questa categoria, accompagnata da criteri come la classificazione cromatica tramite scala Pantone e un profilo di acidità volatile adeguato, mira a ridurre l’ambiguità nelle valutazioni e garantire una standardizzazione tra le commissioni, oltre a consentire maggior chiarezza e trasparenza nei confronti del consumatore finale». Anche qui ha detto sì un’ampia maggioranza (72%) con 2966 voti favorevoli contro 733 no e 413 astenuti.
Infine, l’assemblea ha deciso di organizzare, a partire dal prossimo anno, un evento istituzionale dedicato al Collio che celebrerà ogni anno una varietà rappresentativa del territorio. Il primo evento si terrà nel fine settimana del 25 e 26 ottobre 2025 e sarà dedicato al vitigno friulano, offrendo «una panoramica delle sue potenzialità con degustazioni che includeranno annate passate, vini attuali e campioni in affinamento». Per la direttrice Lavinia Zamaro, l’evento sarà «una grande opportunità per consolidare il prestigio del Collio, creando un appuntamento annuale che valorizzi il nostro territorio e le sue varietà simbolo».
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