Il video in cui Reese Witherspoon mangia un gelato preparato con neve fresca - raccolta dalla sua auto - ha suscitato la prontissima indignazione di internet: l'attrice, che ha battezzato la sua creazione culinaria Snow Salt Chococcino, ne va fiera, nonostante le critiche da parte del pubblico che l'ha definita "dirty," ovvero poco igienica.
In realtà, l'attrice americana non ha inventato nulla di nuovo, poiché in Calabria esisteva da tempo la pratica di preparare questo antico gelato utilizzando la neve che ha anche una storia ricca di significato e legami con i ricordi delle generazioni più anziane. Fino a qualche decennio fa, per le strade di Catanzaro era comune vedere carretti che trasportavano la neve appena raccolta dalla Sila e la vendevano sia ai bambini che agli adulti per preparare un gelato invernale chiamato proprio "Scirubetta."
La ricetta della Scirubetta
La ricetta della Scirubetta era semplicissima. La neve, che si trasformava in piccoli granelli di ghiaccio a causa delle variazioni di temperatura, veniva servita con miele di fichi, vino cotto o addirittura caffè.
La Scirubetta era un tipo di gelato molto modesto, rappresentando un piatto tipico delle persone meno abbienti, ma anche di coloro che tenevano alle tradizioni, con un forte senso di orgoglio per la purezza dei luoghi incontaminati della Sila. In qualche modo, potremmo paragonarla alla grattachecca romana, un cibo da strada nostalgico e simpatico che richiama sentimenti simili.
Ancora oggi qualcuno prepara la Scirubetta, ma è un’abitudine persa. Tanti lo fanno per gioco, ma non è assolutamente usuale mangiarla figuriamoci venderla, per fortuna.
La Scirubetta erede dello sharbat?
Alcune fonti risalgono le origini di questo gelato primordiale al periodo delle invasioni arabe e turche in Calabria. Si ritiene che la bevanda medio-orientale sharbat possa avere una storia in comune con la nostra Scirubetta.
L'antropologo calabrese Sergio Straface ha rintracciato documenti che attestano la vendita della neve già a metà del Settecento in Calabria. Un decreto del 1756 autorizzava i gestori delle Neviere della Regia Sila a godere dello "jus prohibendi" sulla neve in tutti i territori reali o baronali delle due province calabresi per la vendita della neve.
Straface condivide questo dettaglio interessante: «Funzionava più o meno in questo modo: le neviere venivano costruite in alta quota sulle montagne, scavando buche larghe e profonde rivestite con felci. In queste buche si depositava la neve compressa e la si copriva con strati di felci e terra. Pertanto, durante la primavera, il ghiaccio ormai formato veniva tagliato e u nivaru, cioè la persona responsabile della vendita della neve, trasportava i blocchi di ghiaccio da conservare nelle ghiacciaie dei paesi o nei cantinoni dei privati acquirenti. In sostanza, anche in Calabria, la raccolta della neve era pratica comune, con la gente che utilizzava la neve ghiacciata dalle neviere per conservare e raffreddare cibi e bevande e preparare granite durante la primavera ed estate, quando la Scirubetta era ormai solo un ricordo invernale.»
Ma la neve si può mangiare oppure no?
È importante sottolineare che, nonostante Reese Witherspoon continui a sostenere la validità della sua ricetta, un'analisi della neve potrebbe rivelare la presenza di sostanze potenzialmente dannose per il nostro corpo a causa dell'inquinamento. Come la pioggia, la neve può assorbire agenti inquinanti presenti nell'aria. In teoria, in alta montagna questo problema è meno rilevante, ma quando ci troviamo in altre zone, non possiamo essere certi se i livelli di inquinamento atmosferico siano alti o bassi.
La neve potrebbe anche essere contaminata da germi. L'Agenzia federale dell'ambiente tedesca (UBA) sottolinea che l'acqua piovana e la neve non sono considerate cibo e possono contenere germi dovuti all'interazione con l'aria, prodotti di combustione, polvere o microorganismi aerodispersi.
Inoltre, paradossalmente, anche se la neve può sembrare dissetante, in realtà potrebbe avere l'effetto opposto, contribuendo alla disidratazione del corpo.
Quindi, nonostante il suo aspetto innocuo e il suo significato connesso alla purezza, l'esperimento di Witherspoon sarebbe da evitare.