Anno 15 - n. 21
30 Maggio 2024
la fotonotizia
A sette anni dalla chiusura l'Enoteca di Siena riapre i battenti. Un progetto da 600mila euro
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Enoteca di Siena - rendering progetto
A sette anni dalla chiusura l'Enoteca di Siena riapre i battenti. Un progetto da 600mila euro
di Gianluca Atzeni

Enoteca italiana Siena tornerà operativa nella primavera del 2025. Sono passati sette anni dalla chiusura (la liquidazione risale al 2017) e l'ente di promozione riapre i battenti proprio alla Fortezza Medicea di Siena dove era nata nel 1933. Nell'estate 2023, il marchio è stato rilevato da un gruppo di imprenditori capeggiati da Elena D'Aquanno. La cordata ha annunciato l'avvio tra pochi mesi dei lavori di ristrutturazione dei due bastioni (vedi rendering). Il progetto imprenditoriale prevede un investimento di oltre 600mila euro. Tra le persone coinvolte nel progetto ci sono Mario Valgimigli, l'enologo Jacopo Vagaggini, l'agronomo Rosanna Zari, Elisa Romei e l'architetto Paolo di Zannae. Tre i livelli di azione: il recupero delle radici e dei rapporti col territorio attraverso lo sviluppo di un hub locale, lo sviluppo di un hub nazionale e internazionale, la ricostruzione di un profilo istituzionale dell'Enoteca Italiana Siena attraverso la Fondazione Eis, che si occuperà delle attività non profit dell'ente storico, con fondi non pubblici ma privati.

Nella Fortezza nasceranno un museo e un ristorante

All'interno della Fortezza saranno ospitati un museo del vino multimediale e multisensoriale, un ristorante, l'enoteca, cicli di seminari e convegni, allestimenti fotografici, eventi legati alle eccellenze enologiche. Per quanto riguarda gli arredi preesistenti è stato recuperato l’espositore di vino che racconta la prima Mostra mercato dei vini tipici d'Italia del 1933. Gli espositori, opportunamente restaurati, verranno disposti nel corridoio principale che porta all'enoteca e in una sala interna verso il ristorante, raccontando la storia della funzione fieristica della Fortezza. «L'obiettivo principale - ha spiegato D'Aquanno - è restituire alla città il ruolo centrale in campo enologico, baricentro del vigneto Italia, facendo propri i principi etici e morali di un'azienda che ha nel suo core business il territorio e la sua promozione».

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