Non è un momento felice per il comparto agricolo biologico in Francia. Le difficoltà economiche stanno colpendo anche questo segmento che, a livello nazionale e per la prima volta, registra una diminuzione delle superfici agricole bio di quasi il 2 per cento nel corso del 2023. Il trend, però, non ha coinvolto il settore vitivinicolo che viaggia in controtendenza e nello stesso anno ha visto aumentare del 1,6% le superfici, seppure con un ritmo di conversione del vigneto più lento che in passato. L'incremento interessa anche le vendite di vino bio (per circa 80% concentrate nei canali export, vendita diretta ed enoteche), cresciute nel 2023 del 7% in valore e del 6% in volume. Sono oltre 12mila le imprese del vino biologico in Francia, per circa 171mila ettari totali, in prevalenza in Occitania (58mila ettari), regione che comprende i bacini viticoli importanti come Roussillon, Languedoc, Sud-Ovest e Valle del Rodano, e che punta al 25% di superficie agricola utilizzabile a bio entro il 2027.
Preoccupazioni per il futuro
L'indice di fiducia dei produttori vinicoli in questo 2024 è molto contrastato. C'è ottimismo per il futuro, ma non nel breve termine. Il che testimonia una preoccupazione per la congiuntura attuale, secondo un sondaggio realizzato tra settembre e ottobre su 1.250 espositori del prossimo Millésime Bio, fiera di settore in programma dal 27 al 29 gennaio 2025 a Montpellier. Nell'indagine, spicca il giudizio negativo sulle prospettive dei consumi nel mercato del vino francese in generale: ben 70% degli espositori intervistati prevede una diminuzione, il 24% una stabilizzazione e solo l'1% un incremento nei prossimi dieci anni. Per il solo vino biologico, sempre in Francia, le aspettative migliorano, con appena un 20% che prevede una diminuzione dei consumi.
Allargando l'orizzonte a tutto il mondo, per il vino in generale il 41% si stima un calo, contro un 37,5% che parla di stabilità e un 14% che nei dieci anni prevede un incremento. Per i soli vini bio, le prospettive migliorano anche in questo caso, con un 40% che stima un aumento in dieci anni, il 30% una stabilità e il 15,5% un calo. «In un momento in cui il dibattito si concentra sulla remuneratività degli agricoltori - sottolinea Jeanne Fabre, la presidente della commissione di Millésime Bio - questa indagine è interessante perché dimostra che se le scelte di convertirsi al biologico sono legate a ragioni di natura ecologista e salutista, c'è anche una maggioranza di viticoltori che considera il biologico come un asset per rispondere alle future evoluzioni del mercato».
I trend su mercati, canali e tipologie
Interessante l'individuazione dei trend dei consumi di vino biologico nei prossimi tre anni, fino al 2027. Le aziende del settore prevedono incrementi in Nord Europa (51,5%), Canada (35%) e Stati Uniti (27%), seguiti da Asia (23,5%), Francia (20,5%) e Regno Unito (19%). Per questi ultimi due mercati, però, i pessimisti (coloro che stimano una diminuzione dei consumi) sono la maggioranza, rispettivamente con il 26% e il 20,5% delle risposte al sondaggio.
Analizzando i canali di distribuzione, la vendita diretta (57%), l'export (43%) e gli enotecari (36%) sono quelli con migliori prospettive sul triennio. Meno bene l'Horeca (30,5% di ottimisti e 21,5% di pessimisti) e i negozi biologici (19,5% di ottimisti e 22,5% di pessimisti). Molto negative, invece, le previsioni sulla Gdo, con un 52,5% di chi prevede un calo dei consumi di vino biologico nel triennio a fronte di un esiguo 10,5% di chi, tra i produttori, stima un incremento.
Infine, quali saranno le tipologie di vino bio con migliori prospettive per il prossimo triennio? I produttori non hanno avuto dubbi nel dire che i vini bianchi (58%) vedranno aumentare i consumi, seguiti dagli spumanti (44%) e dai rosati (31,5%). I rossi? Molto male: appena 20% di crescita contro un 35,5% di decrescita prevista, nel sondaggio di Millésime Bio.