Sotto esame, questa settimana, sono le quotazioni ottenute alle aste dalle bottiglie di Sassicaia delle vendemmie dal 2001 in poi. Quelle per le quali è possibile confrontare il prezzo spuntato quest’anno con quello dell’anno scorso sono 20: in tabella, per i consueti problemi di spazio, ne compaiono soltanto 16, le più significative, ma l’analisi è condotta ovviamente su tutte e 20. Che hanno ottenuto quotazioni in ribasso rispetto al 2023, com’è inevitabile in un anno come questo, ma un ribasso piuttosto lieve, del 4,85%, assai inferiore al -16,19% delle vendemmie del 1900 prese in esame la settimana scorsa, sul settimanale Tre Bicchieri del 3 ottobre.
Il ribasso sui prezzi gonfiati da speculazione
Non è difficile capire perché: è sulle annate più antiche, quindi più rare e di conseguenza più costose, che si sviluppa la speculazione, ed è sui prezzi gonfiati dalla speculazione che si abbatte il ribasso. Tutte insieme, comunque, le annate di Sassicaia del 1900 e del 2000 hanno perso l’11,80% del loro valore. Ma per capire quel che sta succedendo è indispensabile conoscere un fenomeno che non è percepibile attraverso le tabelle: il numero delle bottiglie presenti alle aste quest’anno è drasticamente diminuito.
La strategia degli investitori: tenere le bottiglie in cantina
Il lotto che determina in tabella ogni quotazione è quasi sempre l’unico di quell’annata, mentre nel 2023 era quello che aveva ottenuto il prezzo più alto del millesimo, selezionato fra tre o quattro quotati in valute diverse. È evidente che gli investitori, sapendo che la tendenza è al ribasso, hanno preferito tenere le loro bottiglie di Sassicaia in cantina.