L'impatto negativo dei cambiamenti climatici sull'agricoltura ha provocato nel 2023 una riduzione del valore aggiunto del 2,5 per cento, con una forte diminuzione per vino (-17,4%) e per ortofrutta (-11,2%), con riduzioni seppure meno importanti per olivicoltura (-3%) e florovivaismo (-3,9%), a fronte di annate favorevoli per cereali (+6,6%) e colture industriali (+10,2%). Lo si legge nel rapporto Agrifood future 2024, curato dal Centro studi Tagliacarne e presentato domenica 8 settembre, a Salerno, da Unioncamere e Camera di commercio di Salerno. A febbraio 2024, Censis e Confcooperative avevano già provato a elencare gli effetti del climate change sul comparto agricolo e agroalimentare, parlando di Italia come Paese maggiormente colpito tra quelli europei, con 17 miliardi di euro nel 2022 e oltre 200 nel lungo periodo, tra 1980 e 2022.
Gli investimenti in tecnologia
Le imprese non sono rimaste a guardare in questi anni. «Consapevoli che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre maggiore, oltre l'80% di quelle agricole sul territorio nazionale e il 90% nel Mezzogiorno ha investito in tecnologie per ridurre o annullare l'impatto ambientale», ha sottolineato Andrea Prete, presidente di Unioncamere. In particolare, il 44,2% lo ha fatto perché l’inquinamento e il cambiamento climatico rappresentano un rischio per l’azienda e la società (42,6% nel Mezzogiorno), mentre il 54,5% ha investito in propri impianti di produzione di energia rinnovabile (Mezzogiorno 64,4%). I settori agricolo e alimentare, come ha ricordato il rapporto presentato a Salerno, pesano per il 4,2% del valore aggiunto complessivo in Italia (2,2% agricoltura e 2% per l'alimentare) ma considerando l'intera filiera Agrifood (come definita nella strategia europea S3-smart specialisation strategy che ricomprende anche quota parte di attività manifatturiere, commerciali, ristorative, trasporti e consulenza) e aggiungendo il settore agricoltura si arriva a rappresentare circa il 27% del fatturato delle imprese nazionali.
La spinta tecnico-professionale
Gli anni recenti (2020-2022), quelli che includono il biennio pandemico, hanno visto le imprese agricole italiane investire nel miglioramento delle competenze della propria forza lavoro: il 64,5% ha destinato risorse per far crescere le attuali competenze tecnico-professionali (il 65,3% nel Mezzogiorno); il 44,9% degli imprenditori ha puntato su nuove competenze tecnico-professionali (50% nel Mezzogiorno); l'11,9% ha deciso di fare entrare nuovi lavoratori di elevata specializzazione (16,7% nel Mezzogiorno).
Le prospettive sui ricavi
Con un occhio specifico al Mezzogiorno, Unioncamere e Centro studi Tagliacarne hanno sondato le aspettative degli imprenditori per il 2024 e per il 2025. Il rapporto evidenzia una previsione di crescita del fatturato per il settore agroalimentare del Mezzogiorno nel 2024-2025. Circa il 40% delle imprese si aspetta un aumento entro il 2025, con una maggiore attenzione a digitalizzazione, tecnologie avanzate e responsabilità ambientale. Il 46% prevede ricavi stabili, mentre il 12% stima una riduzione del giro d'affari.
L'intelligenza artificiale per il futuro
Ma come è usata, nel Mezzogiorno, l'intelligenza artificiale (Ia) da parte delle imprese agroalimentari? Nel periodo 2021-2023, il livello di diffusione della cosiddetta Ia è pari al 4 per cento (dato in linea con la media nazionale) con una previsione del 10% tra 2024 e 2026. Tre le principali attività in cui è più presente: l'automazione dei processi produttivi guida la classifica (67,9%), seguita dal controllo qualità (60,4%) e dall'incremento della produttività (58,5%). Ma le imprese scelgono questa nuova tecnologia anche per le operazioni contabili (45,3%), analizzare i dati della catena di fornitura (41,5%), analizzare il comportamento dei consumatori (39,6%), migliorare i processi decisionali interni (37,7%) e per la customer service e le consegne a domicilio (30,2%). Infine, le imprese la utilizzano anche per riciclare (22,6%), come supporto nella selezione dei materiali (20,8%) e per selezionare il personale (11,3 per cento).