Quanto è buona la zuppa inglese. Quella classica, fatta a dovere, ormai quasi introvabile nei ristoranti. Se questo dessert dai toni vintage è arrivato fino a noi lo dobbiamo, però, agli inglesi: ebbene sì, perché prima di tutto è arrivato il trifle. Goloso, barocco, dal look retrò, perfettamente inserito nell’immaginario di una casa di campagna inglese: il trifle è un dolce freddo semplice da preparare e perfetto per recuperare ingredienti avanzati.
Si tratta, fondamentalmente, di un dessert a strati composto da pan di Spagna bagnato nell’alcol (tradizionalmente, lo Sherry), crema, frutta fresca e gelatina di frutta (talvolta omessa o sostituita dalla confettura): con qualche ciuffetto di panna montata in superficie, poi, è il massimo. Nel Regno Unito è immancabile durante le cene in famiglia o le grandi occasioni, ed è un modo utile per non sprecare rimasugli di torta avanzati e soprattutto la frutta che magari sta iniziando a guastarsi. Ogni famiglia ha la sua ricetta e di conseguenza ogni trifle è diverso: cambiando le proporzioni si ottengono consistenze e sapori differenti, e se le fragole sono un must, giocare con i prodotti di stagione è ancora più divertente.
Le origini vanno fatte risalire al Cinquecento, un tempo in cui non si poteva sprecare neanche una briciola di cibo, e così le massaie inventarono la ricetta con quello che avevano a disposizione (uova e latte, poi, tra le famiglie contadine erano sempre presenti, così la crema era un’ottima soluzione). Il dolce è arrivato poi anche negli Stati Uniti, in particolare nelle zone del Sud, grazie ai britannici che si sono stabiliti lì tra l’Ottocento e il Novecento. Letteralmente, la parola trifle indica una sciocchezza, una cosa di poco conto, in riferimento alla semplicità della preparazione. In origine, il trifle era probabilmente ancora più essenziale: ritagli di torta bagnati, un po’ di panna e qualche pezzo di frutta fresca. Oggi ne esistono moltissime versioni, tutte servite nella gigantesca coppa di vetro, fondamentale per far vedere bene i diversi strati, anche se c’è chi preferisce farne delle piccole monoporzioni, purché in bicchieri trasparenti.
Ma cosa c’entra il trifle con la zuppa inglese? In realtà, dall’aspetto si intuisce subito una certa somiglianza. La leggenda, comunque, narra che un nobile italiano del Cinquecento, di ritorno da una visita in Inghilterra, parlò ai cuochi della corte degli Estensi di Ferrara di questa straordinaria ricetta. Inizialmente gli artigiani italiani utilizzarono una specie di ciambella come base per il dessert, sostituita poi nel Settecento dal pan di Spagna. Insomma, la parte «inglese» della nostra zuppa è legata a un altro dolce, altrettanto scenografico e goloso. A cui tutti dovremmo dare una chance quest’estate.
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