Purificazione del corpo e dello spirito, per prepararsi al ritorno della primavera e della luce. Ormai l’abbiamo dimenticata, ma la Candelora è stata per molto tempo una delle feste di origini pagane più importanti, celebrata il 2 febbraio proprio come il Giorno della Marmotta negli Stati Uniti (con cui condivide alcuni significati). E come sempre quando si tratta di feste, il cibo non può mancare.
«Quando vien la Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove o tira vento all’inverno siamo dentro» recita un antico detto popolare. In America, invece, è la marmotta a decretare l’arrivo o il ritardo della primavera: se uscendo dalla tana lascerà vedere la sua ombra, l’inverno finirà presto, se invece è soleggiato e l’ombra non si vede, il freddo continuerà per altre sei settimane. Seppur di origini pagane, la festa è stata poi adottata anche dalla Chiesa cattolica, per cui è diventata un ricordo della Presentazione di Gesù al Tempio, a 40 giorni dal Natale: per l’occasione, vengono fatti benedire in chiesa ceri e candele.
Si festeggia il 2 febbraio, in pieno Carnevale, per cui chiacchiere e altri dolcetti tradizionali non mancano. Vero piatto simbolo della Candelora sono le crêpes, che in Francia non possono mai mancare: durante la preparazione, è uso comune esprimere un desiderio, mentre per un augurio di prosperità occorre far saltare la prima crespella con la mano destra, tenendo dell’oro con la sinistra.
Sempre in Francia ci sono le navettes, biscotti tipici di Marsiglia a forma di barchetta, che vengono benedetti nel giorno di festa. Si preparano biscotti anche in Sardegna: sono i candelaus, eleganti dolcetti decorati con ghiaccia reale, solitamente con figure che rappresentano animali, fiori e scarpette, con un soffice impasto a base di mandorle e profumato con acqua di fiori d’arancio.
Morbide e sottili, farcite e arrotolate oppure piegate a ventaglio: le crêpes sono un passpartout in grado di arricchire qualsiasi pasto, dall’aperitivo al dolce. Diffuse in tanti Paesi con forme, nomi e ingredienti diversi, le crespelle possono essere preparate in tanti modi. La loro storia è strettamente legata alla festa: nel V secolo d.C. furono preparate per sfamare i pellegrini francesi arrivati a Roma per prendere parte alle celebrazioni.
Tra le varianti francesi più famose, le crêpe suzette, crespelle arricchite con una salsa a base di zucchero e burro caramellati, succo di agrumi e Grand Marnier, il tutto servito flambé. Patria della ricetta è il Principato di Monaco, più precisamente il Cafè de Paris di Montecarlo, ristorante del grande chef Auguste Escoffier: la leggenda vuole che il dolce sia nato per un errore del giovane apprendista Henry Charpentier, che in preda all’emozione di dover cucinare per Edoardo VIII, principe del Galles, fece cadere il liquore sulla crêpe che, a contatto col fuoco, si infiammò. Il principe apprezzò così tanto quel dessert sbagliato che chiese al cuoco di dedicarlo alla figlia del suo amico che stava pranzando con lui: Suzette.
Restiamo sul classico con questa ricetta base per le crêpes dolci. Come farcitura, il maestro pasticcere Maurizio Santin ha scelto della semplice ricotta, abbinata a una delicata crema inglese alla vaniglia che ricopre tutto il dolce.
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