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Cosa sono e come si fanno i roccocò, i dolci napoletani "spezza denti" per il Natale

Ne esiste ormai anche una versione morbida, ma la ricetta originale prevede un impasto duro e compatto, da inzuppare nel vino

  • 16 Dicembre, 2024

In Campania il Natale profuma di pisto, quel mix di spezie che va a impreziosire tutti i dolci tipici del periodo di festa. I mostaccioli, per esempio, oppure i roccocò, biscotti dalla grande pezzatura in doppia versione, morbida o croccante, in qualunque caso golosissima (per farli in casa, seguite la puntata di Ai Fornelli con Nilu, che spiega passo dopo passo la ricetta). Protagoniste sono le mandorle, insieme a farina, zucchero e canditi, che regalano un impasto fragrante e aromatico, perfetto da gustare insieme a un po’ di vino dolce o vermouth.

Roccocò, i dolci napoletani nati in un convento

Tradizionalmente, si preparano in grandi quantità in occasione della Madonna dell’Immacolata, l’8 dicembre, per poi donarli alle persone care, confezionati in casa per durare tutte le feste. È usanza, comunque, mangiarli a fine pasto insieme agli altri biscotti tipici (raffiuoli e susamielli), dalla Vigilia fino all’Epifania. Come tanti dolci italiani, anche i roccocò nascono nei conventi: la ricetta è stata messa per iscritto per la prima volta nel 1320 al Real Convento della Maddalena. Il nome deriva dal francese rocaille e sottolinea la forma un po’ barocca del dolce, simile a una conchiglia arrotondata.

Prepararli in casa non è difficile, ma per chi non avesse tempo i roccocò si trovano in tutte le pasticcerie, botteghe e forni napoletani. La variante morbida è un’invenzione recente, la ricetta originale è solo quella dura: compatta, tosta, difficile da mordere ma è parte del gioco. È così che sono fatti i veri roccocò napoletani, detti anche “spezza denti”, ancora più buoni se inzuppati in un vino liquoroso come il marsala.

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