Le grandi avventure cominciano sempre per caso. Un giro al mercatino dell’usato, un oggetto affascinante e misterioso, ed ecco che in una ventina d’anni si arriva ad avere 800 caffettiere casalinghe. Lucio Del Piccolo è un’amante del caffè e del bello, quando vede una moka vintage proprio non riesce a resistere: oggi la sua è una delle collezioni più interessanti d’Italia.
«Ho anche cambiato casa, per le caffettiere» scherza Lucio. Dal 2008 i suoi giri tra botteghe, mercatini e compravendite online li racconta anche sul blog Caffettiere e Macchine da Caffè, «che da qualche anno purtroppo seguo meno» ma che è comunque ricco di informazioni, aneddoti e curiosità su questi oggetti di un tempo.
Oggi vive a Ruda, un piccolo paesino vicino a Cervignano, in Friuli, e sta allestendo per bene la sua collezione privata, che aprirà al pubblico quanto prima: «Abbiamo preso una casa più grande per poter allestire la soffitta, esporrò circa 500 delle caffettiere messe insieme negli anni».
La prima l’ha trovata nel 2006, «era strana, non avevo mai visto niente di simile, e da quel momento mi sono innamorato» racconta Lucio, che oggi sulla moka, e più in generale le macchinette casalinghe, sa veramente tutto, «ho cominciato a studiare, ho fatto tanta ricerca, poi ho scelto di condividere anche online le mie scoperte».
Di appassionati nel mondo ce ne sono diversi, e secondo il collezionista la bellezza della moka stregherà sempre più persone, «è anche una questione economica: tra i costi dell’energia e della materia prima, la moka finisce per essere la più abbordabile delle preparazioni, molto di più rispetto alle capsule». A Trieste, in occasione del Coffee Festival, Lucio organizza anche il Moka Contest, una gara tutta dedicata alla caffettiera casalinga più conosciuta di sempre, «il numero di partecipanti aumenta di anno in anno».
La caffettiera più strana? «Una macchinetta che in realtà non ha mai visto la luce, un prototipo trovato per caso, poi altre più vecchie come una del ’53 con una pompetta applicata per pompare aria all’interno ed eseguire l’estrazione». E la più rara? «Quella brevettata da Salvatore Sanvitale nel 1966, La Kicca, una caffettiera a uso famiglia unica nel suo genere, composta da tre parti e con nessuna guarnizione, anche più facile da pulire… con quella non si sbaglia mai, ma non è semplice trovarla».
Ma come cambieranno le cose in futuro, quando i piani a induzione saranno sempre più comuni? «In realtà, la moka in questo modo funziona ancora meglio: l’estrazione si regola facilmente, si può aumentare e diminuire la potenza in maniera più precisa». Cominciando da una potenza media all’inizio, «per poi abbassarla non appena fuoriescono le prime gocce, e spegnere quando la bevanda è a metà in modo da lasciar fuoriuscire il resto. Con la fiamma si fa la stessa cosa, ma si va a occhio, è un metodo impreciso di natura».
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