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dietro le quinte

Dom Perignon ai cani e rockstar insonni. Le assurde richieste al migliore direttore d'hotel al mondo

Dalla gavetta come lavabicchieri al Park Hyatt di Milano. Intervistato dal Giornale, Simone Giorgi osserva il cambiamento della clientela negli anni: "L'ospite paga di più e si aspetta di più"

  • 27 Ottobre, 2024

«Non avrei mai pensato di vedere del Dom Perignon versato in una ciotola». È solo una delle tante anomalie passate sotto gli occhi di Simone Giorgi, eletto miglior general manager di albergo al mondo nell’ambito dei Virtuoso Global Awards. Una carica attualmente ricoperta presso il Park Hyatt di Milano, una carriera che Giorgi ripercorre nel corso di un’intervista rilasciata al Giornale, dove racconta i suoi inizi «dal basso». All’alberghiero di Firenze viene reclutato da Giorgio Pinchiorri e Annie Féolde, in cerca di giovani volenterosi per «una serata in cui all’Enoteca Pinchiorri» dove «cucinava Paul Bocuse, il padre della nouvelle cuisine». Giorgi alza la mano, stregato dalle vite dei barman, dei direttori e dei restaurant managers ritratte nella soap opera Love Boat, girata su una nave da crociera. Da quel momento inizia la sua gavetta, nelle vesti di lavabicchieri e portapiatti. «Prima di entrare in servizio ci guardavano le mani, i calzini, le scarpe, la barba, controllavano che non avessimo profumi, che sapessimo a menadito il menu» ricorda il general manager, notando, oggi un clima meno «militaresco» nell’ambiente delle ristorazione. La sua carriera spicca poi il volo, toccando le località più prestigiose a livello mondiale: Londra, Parigi, New York, Portofino, Capri e Firenze, fino a Milano.

Tra le caratteristiche di un buon direttore d’hotel, Giorgi individua la conoscenza «traversale» della struttura che conduce, e, soprattutto, la «gestione del personale». Anzi, «delle persone», si corregge subito. Un’ospitalità tutta italiana, capace di fare la differenza: «La naturalezza, il nostro modo di fare solare ma elegante».

Le pretese degli ospiti

Nella vita di un direttore d’albergo non mancano, poi, i clienti difficili. Specialmente al giorno d’oggi: «L’ospite paga di più e si aspetta di più. Prima quello che si poteva riparare si riparava, oggi si butta. Negli hotel è lo stesso: non mi trovo bene da te, prendo e vado da un’altra parte», sintetizza Giorgi, che passa poi in rassegna alcune delle richieste più strane mai ricevute. Il leader di una band «tra le più importanti del mondo degli ultimi quarant’anni» disse di non riuscire a dormire per via del troppo silenzio, pretendendo «il rumore di sottofondo della città». Si scopre che il gruppo è irlandese.

Tisane e champagne

Ma non finisce qui: chi ha voluto la stanza ridipinta interamente di nero, chi la registrazione della partita di Champions League mentre si sposa. Ma nulla, agli occhi di del direttore del Park Hyatt, batte quella volta in cui un ospite chiese una tisana alla verbena e una bottiglia di Dom Pérignon. «La tisana era per lui, lo Champagne era per i suoi bassottini, Tik e Tok», afferma Giorgi.

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