Il nome del locale sta per fratelli (o fratello): ‘o frà oppure ‘e frà, come più o meno si pronuncia nello slang dialettale napoletano, proprio dalle parti di Piazza Mercato, a Napoli, dove Ciro e Antonio Tutino, figli e nipoti di pizzaioli veraci, ora governano la loro pizzeria, dopo essere cresciuti nelle pizzerie di famiglia. Una storia vissuta, insomma, giorno dopo giorno, proprio in quel quartiere dove la cultura del cibo e le attività commerciali si sono intrecciate sin dai secoli passati. E continuano tuttora.
Piazza Mercato è racchiusa tra il Convento di Sant’Eligio e la Basilica del Carmine, in cui, oltre l’icona della Madonna più amata dai napoletani, la statua e la tomba di Corradino di Svevia, è custodito il Crocifisso miracoloso che nel 1400, per evitare una bombarda sparata dagli aragonesi, reclinò il capo sulla spalla destra. Viene esposto soltanto sette giorni all’anno nel periodo natalizio. La vicina Chiesa di Santa Croce e Purgatorio conserva, invece, il cippo della decapitazione del giovane principe svevo sceso a Napoli per tentare invano di riprendersi il regno. La stessa piazza fu teatro dell’ascesa e caduta di Masaniello, il pescivendolo che nel 1600 tentò la sua rivoluzione.
Su questo intreccio di culture popolari, religione e storia si affaccia la pizzeria Bro, negli ambienti di un vecchio locale commerciale, destinato all’abbandono, che ora, invece, si segnala per un complessivo e armonico restyling funzionale, esterno e interno. L’ambiente va su due livelli con una scala di collegamento al piano superiore. A vista il bancone e due forni a legna in fondo alla sala inferiore. Arredi curati. C’è atmosfera rilassata e confortevole tra i tavoli e i comodi divanetti. Il servizio è affidato a giovani attenti che sanno ben raccontare il menu.
Ciro Tutino, 32 anni, pizzaiolo, al bancone insieme a una squadra allenata, e Antonio Tutino, 26 anni, sommelier in sala, talvolta con mamma Lia, sono i protagonisti di questo locale. Due fratelli che appartengono a una storica famiglia di pizzaiuoli presenti in questo quartiere sin dal 1940. Da qualche anno hanno scelto con coraggio, tenacia e passione di proseguire la tradizione familiare, di mettersi in gioco da soli e guardare al futuro, ricchi come sono di una valida esperienza ereditata e maturata alla scuola di papà Michele.
La pizza è ispirata dalla napoletana verace con qualche ammodernamento. L’impasto si governa con i segreti familiari: una miscela di farine anche di tipo 1 e 2; lievitazione attivata con il criscito, pasta di riporto, e prolungata per molte ore; stesura del panetto fino alla taglia massima, quella che tracima dal piatto, cosiddetta a ruota di carro, a’ rota ‘e carretta. Cottura a legna, ovviamente. È la tipologia di pizza più difficile da realizzare, ma è proprio quella in grado di sconfiggere ogni moda passeggera che fa crunch. Deve presentare, però, alcuni requisiti indispensabili: cottura perfetta, golosità, leggerezza. È questa, diciamo, la buona rivoluzione dei fratelli Tutino.
Pochi fritti, fra cui spicca Domenica alle 3, la frittatina con i “manfredi”, una particolare trafila di pasta di Gragnano IGP, ragù napoletano, ricotta di bufala, basilico. E 18 pizze in carta. Si sceglie tra le classiche e quelle ispirate dalla stagione o dai prodotti campani di eccellenza. Talvolta hanno il nome dedicato ai simboli di piazza Mercato, come Corradino di Svevia o Sant’Eligio. E talvolta singolare come Mi è scoppiata la braciola o Il Fattore Umano, una delle più gettonate, fatta con sugo allo scarpariello (a base di pomodoro San Marzano DOP e pecorino romano DOP), pomodorini del Piennolo del Vesuvio marinati, crema di pomodorini di Corbara e datterini grigliati, fior di latte di Agerola, basilico e olio evo. C’è una buona selezione di birre, alcune artigianali, e una carta dei vini semplice, quasi tutti campani, dal buon rapporto qualità prezzo. Una pizzeria popolare. E moderna.
Bro – p.zza Mercato, 222 b – Napoli – bropizzeria.it
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