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La ristorazione dopo il coronavirus: parla Umberto Montano, fondatore del Mercato Centrale

Umberto Montano, fondatore del Mercato Centrale, firma una riflessione sui punti cruciali del settore della ristorazione e sugli interventi richiesti allo Stato per risolvere l'emergenza dovuta al contagio.

  • 29 Aprile, 2020

Ospitiamo una riflessione sugli snodi fondamentali che il settore si troverร  ad affrontare. La firma un imprenditore di rango: Umberto Montano, fondatore del Mercato Centrale, il progetto nato a Firenze ormai 6 anni fa, che unisce vendita e somminstrazione, riunendo botteghe artigiane di qualitร . Oggi il Mercato รจ anche a Roma e Torino, mentre il coronavirus ha bloccato lโ€™inaugurazione della sede di Milano, nella Stazione Centrale, prevista per il mese di aprile 2020.

L'esterno del mercato centrale di Torino visto da Porta Palazzo

Mercato Centrale di Torino

Covid19 e ristorazione italiana

Non sarร  certo lโ€™era del temibilissimo coronavirus che mi porterร  a divenire lo scrittore o lโ€™opinionista che non sono mai stato. Scrivere รจ una necessitร  che mi suscita un certo timore e mi ci sono sempre avvicinato con cautela: โ€œcome il tegame allโ€™olioโ€, si direbbe dalle mie parti.

Non il virus ma lโ€™indignazione, mi ha portato a scrivere le quattro cose che vorrei rappresentare al nostro governo, ai miei colleghi, agli amici che avranno la pazienza di leggermi perchรฉ lโ€™indignazione urlata รจ figlia del coraggio che di questi tempi si puรฒ ben dirla con Totรฒ, il โ€œcoraggio della pauraโ€.

Il mercato centrale di roma visto dall'altro della cappa mazzoniana

Mercato Centrale di Roma

Il mondo della ristorazione e gli interventi insufficienti del governo

รˆ noto a tutti che il comparto della ristorazione nel nostro Paese incluso tutto quanto gli รจ affine โ€“ bar, birrerie, paninoteche, pub, pizzerie e via dicendo โ€“ รจ uno dei feriti piรน gravi, quello praticamente fatto a brandelli dagli effetti economici della pandemia da Coronavirus.

รˆ il comparto che molto difficilmente reggerร  il colpo se gli interventi messi in campo, che per ora si possono solo intuire, dovessero essere quelli indicati nei decreti governativi e nelle ordinanze regionali che guideranno i nostri destini fuori dalla pandemia.

Quel che ad oggi offre il governo, infatti, non tiene in conto di alcuni dei problemi piรน gravi che affliggono tutti i ristoratori, e fa temere il rischio di portare allโ€™esaurimento le giร  esigue risorse disponibili, senza che siano stati previsti quegli interventi piรน probabilmente utili a salvarne una gran parte.

I motivi dellโ€™indignazione

Perchรฉ lโ€™indignazione: il governo proclama interventi economici a vantaggio di tutte le categorie e, per quanto questi vengano fatti apparire poderosi, รจ facilmente intuibile che finiranno con lโ€™essere inadeguati alla portata della pandemia. Si reclamano, legittimamente, sovvenzioni da piรน parti perchรฉ รจ indispensabile ristabilire un qualche equilibrio nei buchi profondi che il blocco totale delle attivitร  sta infliggendo allโ€™economia, ma al tempo stesso, oltre a cercar denari, sarebbe necessario definire regole nuove che la circostanza, del tutto nuova, imporrebbe di mettere in campo. Non si parla ancora di regole, per quanto appaia ovvio, non ne capisco la ragione e questo mi indigna.

Mercato Centrale Milano, esterno

Mercato Centrale Milano

Lโ€™esigenza di nuove regole

Servono regole apposite per ciรฒ che sta accadendo. Regole che siano in grado di ridistribuire i danni in maniera equa con lโ€™obbiettivo di generare, attraverso di esse, sinergie virtuose dove la partecipazione calibrata ai danni occorsi, adeguatamente ridistribuita, possa contribuire a evitare disuguaglianze di posizione che potrebbero essere letali per le categorie piรน esposte.

Insomma non serve solo il denaro pubblico che sappiamo tutti essere poco, ma anche una attenzione competente e mirata in grado di restituire un quadro normativo che equilibri i rapporti โ€“ anche fra privati โ€“ che il coronavirus ha sovvertito. Regole di armonizzazione che possano accompagnare la nostra comunitร  fino alla ripresa delle attivitร  economiche. Regole giuste e contestualizzate, potrebbero coinvolgere una moltitudine di categorie economiche e non รจ difficile immaginare che potrebbero dare un buon contributo alla soluzione di alcune fra le piรน pesanti problematiche derivate dal coronavirus e con esborsi pubblici assai piรน contenuti.

Servono perรฒ due doti che, in un momento tanto grave, il cittadino รจ piรน che mai legittimato ad aspettarsi dal governo: volontร  in buona fede e competenza.

I problemi della ristorazione

Per parte mia perรฒ vorrei parlare, nel concreto, della ristorazione che nella sua complessitร  rappresenta molte migliaia di piccole e medie imprese, che andrebbero salvate piuttosto che accompagnate al patibolo.

I grandi problemi della ristorazione sono i costi fissi, quelli che anche durante i tempi migliori, se non si controllano, possono determinarne la fine e che in particolare sono gli affitti e il personale. Per sostenere il comparto, il governo deve agire relativamente a questi due costi e in due direzioni: le regole e gli aiuti.

Le regole, lโ€™affitto e le tasse fisse

Affitto

Non si puรฒ pagare lโ€™affitto se lโ€™attivitร  economica resta chiusa o pesantemente ridimensionata per effetto della pandemia. Il credito dโ€™imposta stabilito dalla norma in vigore non sopperisce, nei tempi e nei modi, alla totale mancanza di introiti che invece affligge lโ€™impresa e risulta essere ancora piรน inutile ove, a causa del blocco dellโ€™attivitร , non vi siano le imposte da pagare e quindi il credito da recuperare.

Lโ€™immobile, quasi sempre preso in locazione, รจ il fondamento dal quale la ristorazione produce il reddito per pagarne lโ€™affitto. Questo valore cambia enormemente da posizione a posizione del locale e le variazioni sono tutte strettamente legate alla redditivitร  che dalla posizione deriva. Sichiama per lโ€™appunto rendita di posizione. In questo caso il suo valore viene totalmente azzerato dalla pandemia โ€“ la peggiore delle cause di forza maggiore โ€“ va da sรฉ che se lโ€™esercente รจ penalizzato dalla pandemia, il padrone di casa non piรฒ rimanerne indenne facendosi scudo della disavventura occorsa al conduttore, ma piuttosto deve seguirne lo stesso destino.

Naturalmente cโ€™รจ una profonda distanza di posizione fra gli interessi del padrone di casa e il suo inquilino. La questione apre una diatriba dove il diritto non incrocia la giustezza e sarebbe incolmabile senza un intervento normativo adatto alla circostanza. Se si verifica il totale azzeramento degli introiti per il commerciante, questo non puรฒ certo produrne uno per il locatore.

Per questo serve che il governo metta in campo la regola che ne dirima la questione. รˆ del tutto sensato che lโ€™esercente paghi lโ€™affitto solo quando riapre e, piuttosto che immaginare un inadeguato contributo al conduttore, potrebbe rivelarsi piรน utile trasferire un pubblico aiuto al locatore.

Regole, anche semplici, dovrebbero stabilire come e in che misura farlo, usando lโ€™attenzione di rimandare, con gradualitร , lโ€™affitto pieno al ritorno delle attivitร  a pieno regime. Il governo non dovrebbe trincerarsi dietro il pur sacrosanto diritto del rapporto fra privati che purtroppo non prevede le circostanze determinate dalla pandemia.

Lโ€™intervento dello Stato anticiperebbe peraltro le inevitabili liti fra due parti avverse ma con altrettanta ragione di diritto e che di sicuro affollerebbero le aule dei tribunali.

Tasse e costi fissi

Questa interpretazione, che ristabilirebbe un equilibrio fra il commerciante e i soggetti che resterebbero protetti dalla sua posizione in prima fila deve riguardare tutti i costi fissi che trovano giustificazione solo in tempi normali: il suolo pubblico, le tasse di pubblicitร  o insegne, lo smaltimento dei rifiuti, le quote minime di acqua luce o gas e molte altre ancora. Tuitti costi, insomma, che ad esercizio chiuso per la pandemia, รจ del tutto iniquo che vengano sostenuti dallโ€™esercente.

Gli aiuti e il personale

Fra i costi della ristorazione, il personale รจ quello che va gestito con maggior rigore. Le questioni in campo sono gravi perchรฉ vanno dalla salvezza delle imprese al bisogno primario di lavoro per il sostentamento delle famiglie. Qui serve, invece, lโ€™aiuto dello Stato. รˆ necessario che il pubblico contributo garantisca ogni lavoratore e lo sostenga durante tutta la fase dellโ€™emergenza. Il governo deve fornire con maggior determinazione una cassa integrazione in deroga a cui accedere con meno artifizi burocratici possibili e per una durata adeguata ai reali bisogni dettati dalla crisi. Per una questione cosรฌ delicata รจ quanto mai necessario il dialogo e la sinergia fra tre parti in causa: datore di lavoro, governo e lavoratore.

Al datore di lavoro bisogna chiedere di licenziare il meno possibile, pur permettendogli di stare in piedi, obbligandolo a garantire lavoro a tutto il personale che sia giustificato dal volume di affari; obbligarlo ad assumere, gradualmente e proporzionalmente al fatturato, tutti i lavoratori che aveva in forza ed eventualmente lasciati a casa per la pandemia, con lโ€™obbligo di reintegra di ciascuno di loro per un periodo di almeno tre anni.

Al governo รจ richiesta una cassa integrazione in deroga senza esitazioni o complicanze e di ragionevole durata per tutti i salariati che le aziende, giustificate dalla mancanza di lavoro, non si possono permettere di riassumere.

Il lavoratore va messo difronte, purtroppo, alla tragedia piรน grave della pandemia che รจ seconda solo ai decessi: il fallimento delle imprese. Se le aziende falliscono quel lavoro non ci sarร  piรน.

Mai piรน!

Umberto Montano

fondatore del Mercato Centrale

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