Chiudiamo il tour de force delle degustazioni natalizie con un altro grande classico: il pandoro. Da supermercato, però: come fatto con i panettoni e i torroni bianchi, per i pandori industriali abbiamo selezionato solo i grandi marchi classici, senza private label (i brand dei supermercati) o prodotti di negozi di nicchia.
Come sempre, tutti i lievitati sono stati degustati in forma anonima e senza zucchero a velo. In questo caso li abbiamo assaggiati a temperatura ambiente, ma per casa, ecco un piccolo consiglio: preriscaldate il forno a 70°C, spegnete e poi inserite il pandoro (vale anche per il panettone) intero per 3-4 minuti. Questo trucchetto servirà a far emergere meglio le note aromatiche e sprigionare tutti i profumi del dolce.
Si presenta con un bel color nocciola chiaro il primo classificato, ben sviluppato, dall’aspetto composto seppur leggermente schiacciato ai lati. All’interno ha un’occhiatura fitta, la pasta di colore giallo brillante, una trama regolare ed equilibrata, il profumo promette bene con sentori di tuorlo d’uovo, vaniglia, odori di pasticceria che ricordano il pan brioche e la crema, puliti e rassicuranti. Altrettanto valido è l’assaggio, con note lattiche e sentori di caramello, un sapore dolce e infantile, equilibrato, che invoglia a mangiarne ancora. La struttura è soffice, ben lievitata, dalla buona masticabilità. La differenza con gli altri pandori in degustazione è netta; stavolta non c’è partita.
Voto: 75/100
Una medaglia d’argento di tutto rispetto per questo pandoro dal look leggermente più scomposto, di un nocciola intenso, che migliora invece al taglio, mostrando una mollica omogenea dall’alveolatura fitta, compatta, frutto di una buona lievitazione. L’odore ricorda un po’ il marsala, nel complesso il profilo aromatico è delicato, bilanciato, con una lieve nota di caramella mou. Sensazioni che ritrovano anche al palato, dove spiccano nuance confettate. La mollica è soffice ma non molto filante, con un buon grado di umidità.
Voto: 62/100
Colore uniforme e un po’ scuro, un nocciola intenso con la base leggermente brunita, che all’interno rivela un aspetto giallo luminoso, un’alveolatura piccola e omogenea. Peccato per l’impasto un poco asciutto e per le note di fermentazione e formaggio che si ritrovano al naso, con sentori di industria dolciaria, caramelle. Al morso torna quel sentore di formaggio, e dopo l’assaggio il palato resta un po’ grasso.
Voto: 57/100
La cottura è un po’ spinta, l’occhiatura regolare e la pasta molto compatta, dall’alveolatura fittissima. L’esame olfattivo è peculiare: da un lato si ritrovano note di biscotteria, caramella, merendine, ma poi arriva anche un sentore più cupo, chiuso, mentre al palato emergono prima le note più dolci, che lasciano però spazio a un finale acido e lievemente alcolico. La consistenza non è delle migliori, asciutta e poco filante.
Voto: 54/100
Si presenta bene questo pandoro, dalla forma precisa e la bella pelle color nocciola, uniforme nella cottura e nella mollica, se non fosse per la crosta che tende a staccarsi fin troppo facilmente e la base che richiedeva qualche minuto in più di cottura. L’odore non promette benissimo, con note alcoliche e sentori di formaggio che coprono un po’ tutto, insieme ad aromi chimici molto comuni nei dolci industriali. Le note di fermentazione si confermano all’assaggio, con sentori acidi che ricordano il latte scaduto. Difficile al taglio, anche in bocca la struttura non è delle migliori, asciutta e per niente filante.
Voto: 52/100
La forma è precisa, ordinata, lo sviluppo regolare e l’interno di un bel giallo luminoso, l’alveolatura uniforme e invitante. Al naso una nota emerge su tutte: liquirizia. È un sentore forte, deciso, che sovrasta gli altri. In bocca arriva anche un ricordo di vaniglia, l’assaggio sembra iniziare tutto sommato bene, ma il finale è amaro, con sensazioni di aromi chimici che lasciano il palato sporco. La struttura non è male, anche se la pasta non fa il filo come ci si aspetterebbe da un pandoro, e l’impasto resta un po’ asciutto.
Voto: 51/100
A vederlo invoglia più di tutti, così bello e curato, alto, dal colore nocciola uniforme e brillante, un impasto lievitato a puntino che garantisce anche un bel taglio: il coltello affonda con facilità nella pasta, scoprendo un’alveolatura fitta, regolare e omogena. Un aspetto, però, ingannevole, perché profumo e sapore sono tutt’altro che confortanti: al naso spiccano note di formaggio a pasta fusa (come le Sottilette) e aromi chimici. Tutto torna all’assaggio, insieme a un eccesso di zucchero che non aiuta a migliorare le cose. Il palato resta felpato e un po’ unto.
Voto: 48/100
Al panel test hanno partecipato:
Michela Becchi, redazione Gambero Rosso
Chiara Carnevali, redazione Gambero Rosso
Alberta Cuccia, redazione Gambero Rosso
Daniele Di Grazia, pizzaiolo, lievitista, docente di pizzeria e panificazione
Indra Galbo, capo panel guida Oli d’Italia del Gambero Rosso
Eugenio Marini, redazione Gambero Rosso
Marco Mensurati, direttore Gambero Rosso
Mara Nocilla, giornalista Gambero Rosso
Sonia Ricci, vice caporedattrice Gambero Rosso
Marina Savoia, curatrice guida Pasticceri & Pasticcerie e Bar d’Italia del Gambero Rosso
Matteo Simonini, redazione Gambero Rosso
Pina Sozio, curatrice guida Pizzerie d’Italia, Street Food, Roma e Milano del Gambero Rosso
Marzio Taccetti, redazione Gambero Rosso
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