Ebbene sì, l’autorevole testata americana ha osato pubblicare uno spaghetto aglio olio e peperoncino aggiungendo una spolverata di parmigiano sopra – e pure il prezzemolo tritato – (la notizia la trovate qui). Ovviamente non potevano mancare le critiche da questa parte dell’Oceano per un tale oltraggio alla classica ricetta.
In realtà si tratta di un classico caso di “lost in translation”, o meglio di ignoranza riguardo alle denominazioni delle specialità italiane. Sarebbe bastato chiamarli “Spaghetti alla carrettiera” per fare evaporare qualsiasi critica. Una ricetta veloce e buonissima che molti fanno inconsapevolmente chiamandola – anche in Italia – “aglio e olio”, per cui non possiamo stupirci più di tanto.
Le due ricette condividono la stessa base di aglio e peperoncino, ma la carrettiera ammette senza ombra di dubbio anche il formaggio (di solito pecorino) con aggiunte come il prezzemolo e, in qualche caso, anche cubetti di pomodoro. A ben vedere, vista la variabilità della ricetta, probabilmente saremmo riusciti a litigare anche sulla “vera” ricetta degli spaghetti alla carrettiera, ma questa è un’altra storia.
Il fatto è che noi italiani abbiamo dato molti nomi alle nostre specialità perché viviamo in un mondo pieno di piatti diversi, un po’ come la storia degli eschimesi che avrebbero 18 parole per distinguere i vari tipi di neve. Ad esempio, gli “spaghetti di mezzanotte” potremmo giustamente chiamarli con il loro nome corretto: “pusigno”. Un termine un po’ desueto, me ne rendo conto, che deriva da latino “postcenium” e indica il pasto che si consuma dopo cena.
La critica che si può sollevare alla ricetta americana è semmai un’altra. L’aglio e olio è il tipico condimento che si fa con due ingredienti che abbiamo più o meno sempre in dispensa ed è pronto nel tempo in cui si cuoce la pasta. La tendenza alla “goumertizzazione” a cui siamo sottoposti negli ultimi anni, ha portato il NYT a dare una ricetta completamente disfunzionale rispetto alle sue caratteristiche genetiche. Se arrivo a casa a mezzanotte, dopo il cinema, il teatro o che so io e devo cuocere l’aglio in forno avvolto in carta stagnola per 40-50 minuti, piuttosto mi mangio gli avanzi freddi che ho in frigo e vado a letto. Se poi la sto preparando per gli ospiti all’ultimo minuto, non ne parliamo.
Il problema (sempre che sia tale) non sono le variazioni sul tema di piatti più o meno famosi, ma è il gastrofighettismo che ci costringe a imitare a tutti i costi l’alta cucina – con risultati discutibili – e rinunciare alla semplicità.
Se non sapete fare una buona pasta in 10 minuti vi meritate di andare a letto senza cena.
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