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Etica

Questi ristoranti sono Apertissimi e contro la discriminazione alla comunità Lgbtqia+

Promosso da Tuorlo Magazine ed Espressy.it, il progetto si pone come risposta ai dati che vedono solo una persona LGBTQIA+ su quattro fare coming out ,per timore di discriminazioni, sul luogo di lavoro. Tra di essi, molte inchieste hanno individuato le cucine come «ambienti ostili»

  • 04 Luglio, 2024

Un badge apposto sulle vetrine del proprio locale che significa molto di più: una presa di posizione contro le discriminazioni ai danni della comunità Lgbtqia+ sui luoghi di lavoro, e nello specifico all’interno delle cucine, troppo spesso registrate come «ambienti ostili» sia nel processo di assunzione sia in quello dell’impiego vero e proprio. L’iniziativa “Apertissimo” è promossa da Tuorlo Magazine ed Espressy.it, una società che si occupa di fare consulenza e formazione rivolte a realtà volenterose di implementare politiche di sostenibilità sociale, e prende spunto da alcuni studi sul tema del coming out sul luogo di lavoro e riguardo i timori che lo precedono o, in molti casi, lo annullano proprio.

Timori e microaggressioni anche nella ristorazione

Una recente rilevazione Istat-Unar, ad esempio, registrava come il 41,4% degli intervistati dichiarasse il proprio orientamento sessuale come uno svantaggio nell’ambito della propria professione, con otto persone su dieci vittime di microagressioni, queste ultime più frequenti nelle fasce degli impiegati più giovani. Un contesto dal quale non si sottrae la ristorazione, come affermato da Lorenzo Mattiello, Digital Communication di Espressy.it, durante l’ultima edizione del Mix Festival, che dal 1986 celebra ogni anno svariati aspetti della queer culture. Nel parlare proprio di “Apertissimo”, Mattiello raccontava come fosse stato difficile fare attecchire l’iniziativa nei circoli più elitari della ristorazione, spesso insicuri e diffidenti dal mostrare uno spirito di inclusione.

Modelli autorevoli e problemi di ruolo

Un velo di Maya che la chef Viviana Varese era stata tra le prime a squarciare in un’intervista al magazine Dissapore del 2021. «È chiaro che si nascondono [gli chef omosessuali]: purtroppo quello dell’alta cucina è un mondo molto maschile, in cui bisogna seguire un modello aggressivo e autorevole, per cui uno chef omosessuale avrebbe certamente un problema di ruolo. È come un comandante di battaglione che si dichiara gay: impossibile, praticamente».

Badge, annunci di lavoro dedicati e manuali di inclusione

Oltre al badge e ad una job board dedicata per pubblicare annunci di lavoro, il progetto, per il quale l’adesione è totalmente gratuita, propone anche un manuale di “diversità e inclusione” declinato alla ristorazione redatto specificatamente dai consulenti di Espressy.it. Un ulteriore input per fare della ristorazione un contesto sempre più “apertissimo”, poiché, come affermava ancora Varese, «oggi si è creato un mondo intorno a questo mestiere [quello dello chef] e tante volte ci dimentichiamo qual è il nostro scopo primario, quello di metterci a servizio e nutrire il cliente […] Ma la verità è che ormai siamo in questo sistema, e se qualcuno mi chiede cosa penso di un argomento io gli rispondo con la mia verità, senza fare politica o pretendendo di avere ragione, ma dando il mio sincero punto di vista».

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