Liberamente definito come un ragù di pollo con verdure, con la presenza più aliena per i nostri palati del platano fritto, il Pollo DG è la pizza del Camerun, un piatto comfort, come si usa dir di questi tempi, che nel Paese centrafricano si trova un po’ ovunque. Sembrerebbe una di quelle tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, quei piatti nati dalle mani di qualche ingegnosa e indaffarata donna in cucina (ché a tirar la lima, diciamolo, son più spesso le donne) cha affonda nella leggenda. E invece no. Perché il Pollo DG nasce in realtà negli anni Ottanta del secolo scorso, quindi neppure 50 anni fa, che in termini di tradizioni gastronomiche non sono poi tanti.
Iniziamo dal nome: DG sta per directeur général. Come dire il pollo del Grande Manager. Il dato certo infatti è che il piatto è nato in qualche cucina nei ruggenti anni Ottanta, destinato a quella classe di giovani camerunensi che, dopo avere studiato all’estero, tornavano in patria per assumere ruoli di rilievo nell’amministrazione o nelle aziende. Gli yuppies dell’epoca, insomma, se c’è qualcuno che ancora se li ricorda. Mentre da noi si sbafavano nei loro completi Armani, pennette alla vodka e risottino alle fragole e champagne, in Camerun avevano trovato un piatto tutto loro, che li distinguesse. Oppure furono le classi meno abbienti a chiamarlo così, il pollo del manager, ovvero di coloro che si potevano permettere la carne tutti i giorni.
Più prosaica è la seconda versione della storia, quella di una cuoca o una moglie che, dovendo preparare in tutta fretta un piatto per l’uomo importante che rincasava all’improvviso, usò un po’ tutto quello che aveva a in cucina: pezzi di pollo, peperoni, carote, cipolle, pomodori, fagiolini e aromi. E, naturalmente, banane platano a rondelle, fritte. Da quelle origini dirigenziali e aziendaliste il Poulet DG si diffuse poi a tutte le classi, magari come pietanza da servire a un ospite d’onore e nelle occasioni speciali. Fino a diventare un piatto d’identità nazionale, che tutti conoscono e molti cucinano. Sarà perché è assai gustoso o perché i suoi colori ricordano quelli della bandiera del Camerun: rosso, giallo e verde.
Di sicuro il pollo DG non può mancare nel menu di un ristorante camerunense. A Milano nell’ultimo anno ne sono stati aperti due che propongono questo tipo di cucina. Li abbiamo provati, a partire dal loro piatto identitario.
Da Malaika (significa “angelo” in lingua swahili ma è anche una struggente canzone d’amore molto nota di cui esiste perfino una versione dei Boney M) due sorelle camerunensi hanno aperto un delizioso locale a Milano est in zona corso Indipendenza. I colori caldi e i tessuti tradizionali accolgono e non stona neppure il bancone del bar maculato.
Corso Concordia 9
Il loro Poulet DG è tutto ciò che deve essere: avvolgente, gustoso, con quella dolcezza data dal platano fritto che ricorda un po’ certi piatti agrodolci cinesi. Consigliamo di annaffiarlo con l’ottima birra camerunense Kadji.
Più colorato, il Poulet DG di Laakam mette allegria. Anche qui spiccano i motivi ripresi dai tessuti tradizionali ndop e il logo delle maschere tradizionali. Il locale, ampio, in zona NoLo è in soft opening: sta cercando di farsi conoscere quindi meglio accertarsi che il Polet sia disponibile nel menù del giorno. Come accompagnamento consigliamo il cous cous di manioca oppure gli ottimi Makala beans, dei fagioli rossi cucinati con spezie africane.
Via Natale Battaglia 2, Milano
A Roma il piatto degli yuppie camerunensi si trova al Ristorante pub Le Bantù, che propone piatti da varie cucine africane. Non l’abbiamo provato, ma potreste farlo voi (e farci sapere com’è andata).
Via Montebello, 73/75, Roma
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