Da 34 dello scorso anno a 36 nell’edizione del 2024 della guida Ristoranti d’Italia di Gambero Rosso , con un’uscita e tre nuovi ingressi (se la matematica non è un’opinione). Certamente la grande tradizione italiana dei campanili – quella vera, non la finzione da slogan – gode di ottima salute. Alle persone piace mangiare genuino e verace, piacciono le sale amichevoli dove può succedere di bere un bicchiere di vino con l’oste che scodella aneddoti e storie del passato. Ma ci sono anche le seconde e le terze generazioni, promotrici dei territori appassionate e partecipi quanto i loro predecessori, capaci di stupire con letture moderne ma rispettose della cucina tipica. E con tagliatelle al ragù che, in qualche caso, sono più buone di quelle della nonna (ma rimanga un segreto). Ecco la grande e affiatata squadra delle migliori trattorie d’Italia.
Consorzio – Torino
In Lombardia 6 conferme di cui due nel capoluogo e 4 sparse in tutta la regione, dalla Franciacorta – dove Massimo Rossi, oste degli osti, presidia un posto amatissimo da colleghi e clienti stranieri – alle colline sperdute del Bresciano, fino alla provincia di Bergamo, dove si trova Visconti, che guadagna quest’anno il podio. Una a testa per le altre regioni, con storie recenti – una delle più emblematiche a Torino – e osti più o meno giovani che hanno saputo riscrivere la tradizione locale fedeli alla filiera e ai piccoli produttori della zona. Occhio inoltre alla mappatura: le grandi trattorie sono sempre più metropolitane.
Sora Maria e Arcangelo
Qui è il Lazio a fare incetta di premi, con 6 insegne di cui cinque nella Capitale e una – quella di Giovanni Milana, dove i cannelloni se la battono sul serio con quelli delle nonne – a una manciata di chilometri dal GRA. La new entry in cima alla classifica stavolta si trova nelle Marche (Agra Mater), in un casolare isolato con tanto di orto bio.
Buatta
Dall’Abruzzo in giù, ecco tre insegne in Campania (di cui due cilentane dove si tramanda il rito antico delle alici di menaica) e una novità sicula, a Palermo, tassello di una ben più ampia e solida realtà imprenditoriale.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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