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Supercazzole in cucina. Cari ristoratori, vi insegno io come (non) si scrive un menu

Troppi aggettivi, articoli e giri di parole che mistificano i contenuti: ecco come non si dovrebbe scrivere un menu. Piccola lezione dello scrittore e copywriter Michele Vaccari

  • 24 Febbraio, 2024

I bagordi natalizi e del veglione sono ormai dietro di noi Per tutti coloro che non avranno avuto voglia di cucinare (quasi 5 milioni di italiani nel 2022, una tendenza in crescita), sarร  stato il momento per provare un nuovo posto dove mangiare fuori ma, soprattutto, un nuovo menu.

Il vocabolario

Per lโ€™occasione, la vera battaglia non si sarร  giocata nellโ€™ambito delle proposte alla carta. La vera battaglia sarร  stata col vocabolario. รˆ proprio nella scrittura del menu delle feste, 25 o 31 dicembre poco cambia, che il lessico utilizzato per descrivere cosa troveremo nel piatto cade spesso in unโ€™involontaria sequela di insostenibili pesantezze dellโ€™essere.

Per anni, tra la fine degli anni Ottanta e lโ€™inizio degli anni Novanta, abbiamo assistito a โ€œtrionfi di frutti di mareโ€ che si rivelavano, alla prova del piatto, tiepide insalatine di cozze. A inizio anni Duemila, gli exploit gastronomici di talune osterie furbette che aspiravano a un posto al sole nel mondo gourmand immaginavano che la strada per le luci dei riflettori culinari non passasse esclusivamente dallโ€™elaborare qualcosa di veramente creativo, ma bastasse proporre il solito piatto di sempre, anche il piรน prevedibile, sotto una nuova forma lessicale. Fu la grande truffa del rock n roll degli spaghetti al pomodoro che diventarono โ€œlo spaghetto di Gragnano nel suo pomodoroโ€, un tipo di approccio sintattico che, con la diffusione esponenziale del concetto di trattorie moderne, รจ tornato in parte di moda.

Il bluff dellโ€™articolo

Per non andare troppo distante da casa, e fermarsi al menu delle 36 migliori trattorie dโ€™Italia secondo il Gambero Rosso, รจ soprattutto sulle tavole dei ristoranti metropolitani che, a scelte di ricerca e di qualitร  dei prodotti si abbina una bulimia di articoli determinativi che trasformano ogni definizione in una sentenza di valore a priori che rischia di sfociare un poโ€™ nella supercazzola quando delle comunissime fettuccine, di non meglio precisata natura, si trasformano in โ€œfettuccine al mattarelloโ€ o delle probabili lasagne semplicemente tirate a macchina diventano โ€œLe sfogliette ruvide di pasta allโ€™uovo fatte in casa con la Farina degli antichissimi grani al famoso sugo di nonna Feliciaโ€.

Lโ€™articolo determinativo si usa quando si vuole richiamare allโ€™orecchio di chi legge qualcosa di conosciuto, e che dovrebbe essere talmente noto da risultare tale. Cosรฌ non รจ, ovviamente, per tutte quelle preparazioni conosciute e arcinote per lo chef e la sua brigata ma molto meno per commensali.

Parole, parole, paroleโ€ฆ

Sono davvero poche le invenzioni gastronomiche talmente rinomate da permettersi un simile pregio, comโ€™รจ facile immaginare. Se รจ salvabile e fa tenerezza un eventuale sugo di nonna Felicia, fa meno allegria ritrovarsi a dover decifrare cosa si nasconda dietro i fantomatici โ€œantichissimi graniโ€. Il โ€œfatto in casaโ€œ, infine, non รจ grave come lโ€™home made, chiaramente, ma racconta la medesima mistificazione linguistica di fondo (basterebbe pensare che una cucina professionale, per quanto domestica, non sia comunque una casa). Si gioca, ovviamente, e la critica potrebbe allargarsi ad altre piccole manie che rischiano di sembrare giri di parole inutili quando, dโ€™improvviso, il ragรน diventa โ€œil nostro ragรนโ€. Verrebbe da chiedersi se, nella medesima proposta di primi piatti, un canonico piatto di gnocchi al pesto, con quel povero pesto mancante di aggettivo possessivo, voglia essere un invito a pensare che venga fatta da qualcun altro. รˆ come quando, per restare alla mia Genova, per la gioia dei turisti, a fianco al medesimo pesto di cui sopra รจ incominciata a nascere la mania di scrivere โ€œalla genoveseโ€ per paura che qualcuno lo confondesse, non so, con quello siciliano? A Genova?

Menu e concettualismo

Dโ€™altro canto, รจ bene sottolinearlo, il concettualismo che ormai รจ la matrice principale della scrittura dei menu della maggior parte delle trattorie moderne รจ tale per cui, di contro, il rischio di un eccesso di essenzialitร  possa rendere asettiche, fredde e cerebrali anche tipologie di proposte nate per essere terra e viscere della nostra tradizione rivisitate in chiave contemporanea. A leggere lโ€™elenco di pietanze di certe realtร , infatti, capita spesso di leggere elenchi di ingredienti, tradizionali ed esotici, che sembrano messi vicini gli uni agli altri per contribuire alla gara di stupore, di immagine, che sembra richiedere il nostro tempo piรน che per una scelta di fondo di gusto capace di innovare davvero la ricetta delle origini.

La regola aurea

Nelle trattorie moderne di qualitร , quelle vere, le tante che hanno contribuito a fondare un movimento alternativo che, in ragione di una sostenibilitร  economica e agroalimentare ormai impossibile da lasciare inascoltata, saranno il futuro dellโ€™alta ristorazione italiana, a fianco dellโ€™ingrediente รจ sempre presente la preparazione, il modo con cui quegli ingredienti diventano magia culinaria. Se il menรน รจ, quindi soprattutto informazioni, piรน che teatro รจ comunicazione, piรน che ego bulimico รจ veritร : piรน che panegirico รจ la via di mezzo tra definizione evocativa e spiegazione puntuale e sembra quesa la strada maestra da seguire. Ricordandoci per sempre la regola aurea che ci piace lasciare come promemoria al futuro: nessuno vuole sentirsi giร  pieno prima ancora di avere mangiato.

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