
LA VIGNA | Nonostante la cantina Barone di Villagrande sia sull’Etna e la stragrande produzione aziendale arrivi dal vulcano attivo, vale la pena porre l’attenzione sulla piccola gamma e limitata quantità di bottiglie che arriva dall’altrettanto piccola isola dei vulcani spenti. Salina è nota e conosciuta non solo per un importante fattore turistico, ma anche perché ha mantenuto un’anima agricola di tutto rispetto. Il merito va agli agricoltori, ma anche a un grande vitigno della tradizione, la Malvasia delle Lipari. È qui che la varietà cresce sui vari substrati che si sono sovrapposti negli anni, anche e soprattutto grazie alle antiche colate visibili grazie a lava e cenere ancora lì a caratterizzare le vigne. Poi c’è anche un sottosuolo di pomice che domina i due ettari totali di proprietà. Da qui vengono fatti sia la Malvasia delle Lipari, ma anche un vino quotidiano, della tradizione, che vi presentiamo, il Salina Bianco.
LA PERSONA | Nello stemma aziendale compare un anno, il 1727, a simboleggiare tre secoli di storia di produzione di vino da parte della famiglia Nicolosi Asmundo. I primi vini imbottigliati si ebbero negli anni Quaranta del secolo scorso, mentre ora la gestione è tutta in mano a Marco Nicolosi Asmundo che raccoglie una preziosa eredità dal padre e del nonno, rispettivamente Carmelo e Carlo. Pensate che proprio loro contribuirono attivamente alla stesura del disciplinare della Doc Etna (1968) e Carlo fu il fautore della prima zonazione dell’Etna, in cui si individuò, tra gli altri, Milo come zona altamente vocata sul versante Est. La famiglia possiede poi due ettari di vigna a Salina, in località Monte Fossa delle Felci, zona ideale soprattutto per la coltivazione della Malvasia di Lipari.
IL VINO | Bianco sapido e cristallino che arriva da un unico appezzamento in cui convivono diverse varietà, tra cui malvasia (minoritaria nell’assemblaggio, ma con un buon 40%) e vitigno come rucignola, catarrato e altre uve autoctone. Solo utilizzo dell’acciaio per un vino che vuole trasmettere il più possibile tutta l’essenza della piccola isola da cui proviene. A sentire il naso ci riesce eccome visto che l’elicriso, il frutto bianco e il tocco iodato dominano l’analisi olfattiva; i sentori anticipano un sorso di grande sapidità, dove non manca neanche un leggero tocco acido che però sembra regalare la giusta freschezza. Pulito, lungo, scorrevole, ha finale quasi piccante dal sale che si fa sentire fino in profondità. Da bere e da ribere.
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