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La dura battaglia dei dipendenti della Banca centrale europea contro l'olio di sansa nelle mense

Quello di sansa, venduto a metà dell’extravergine, non è accettabile secondo dipendenti (soprattutto italiani) che lavorano a Francoforte. La questione è dibattuta da tempo visto il raddoppio dei prezzi dovuto alle siccità

  • 02 Aprile, 2024

Un ammutinamento dello staff scampato per un pelo, così Politico descrive il disappunto mostrato dal personale impiegato alla Banca centrale europea riguardo la qualità dell’olio d’oliva servito nelle mense di Francoforte, che ha convinto i ristoratori interni a riportare in tavola l’extravergine.

Gli italiani si ribellano

“Da qualche settimana abbiamo l’olio di sansa” ha scritto un dipendente, in una delle schermate acquisite dal portale. Il riferimento è all’olio di minore qualità che si ricava dai frammenti di nocciolino, sezioni di bucce e residui di polpa delle olive. Esso è generalmente venduto a metà del prezzo dell’extravergine, e viene spesso utilizzato come combustibile per le caldaie a biomassa. “È una follia”, gli fa eco un altro membro dello staff. Una rivolta, viene bene specificato, capeggiata dal comparto italiano della Bce.

Bersaglio primario dell’insurrezione è il servizio di catering Aramark, impiegato dallo scorso dicembre, che avrebbe introdotto il nuovo olio pagandolo addirittura di più rispetto a quello extravergine. Tale mossa, oltre a rivelarsi poco compatibile con i gusti dei palati dei dipendenti, striderebbe anche con l’impegno dell’istituzione a tenere sotto controllo i costi derivati dal servizio mensa.

Siccità e cambiamento climatico

Le proteste coincidono con ulteriori turbolenze, di vedute più ampie, interne alla Bce, innescate dalle osservazioni di Frank Elderson – membro dell’Executive Board dell’istituzione con un ruolo primario nel dibattito sul ruolo delle banche centrali nell’affrontare i cambiamenti climatici – secondo il quale certi diplomatici avrebbero bisogno di essere “riprogrammati” per essere più consapevoli del “rischio climatico” che metterebbe in difficoltà anche la stabilità economica internazionale.

È un dato di fatto come il raddoppio del prezzo dell’olio d’oliva negli ultimi dodici mesi sia in parte dovuto alle estese siccità registrate nelle principali aree di coltivazione dell’Europa meridionale. “Potreste avere sentito il detto ‘mens sana in corpore sano’, ovvero ‘una mente sana in un corpo sano’. In effetti, a cosa serve un’unione monetaria senza una politica culinaria unificata?”, è la sintesi delle divisioni interne alla Bce in tema alimentare, fornita da un diplomatico italiano.

Nuova rivolta all’orizzonte: sostituire lo sciroppo d’acero

Per quanto riguarda la questione dell’olio nelle mense, il primo round è andato ai dipendenti che, come già affermato, hanno registrato il ritorno dell’olio extravergine nelle mense. Attenzione però, potrebbe essersi creato un pericoloso precedente che, si vocifera, starebbe scatenando nuove proteste e lamentele riguardanti la bassa qualità dello sciroppo d’acero offerto. Chissà se i deputati canadesi stanno già scaldando le voci.

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