Tra i migliori bar del mondo ci sono degli italiani. Ecco quali

23 Ott 2024, 14:07 | a cura di
Sorprese per l'Italia nella classifica World's 50 Best Bars, dedicata ai migliori bar del mondo: tra i nuovi ingressi il locale milanese di Enrico Croatti

Nel dibattito intorno alla mixology, da qualche anno la The World's 50 Best Bars  – ricalcata sulla più famosa gemella dedicata ai ristoranti -  si è attestata come l’evento mondiale da non perdere. Presentata ieri a Madrid, la classifica ha incoronato l’Handshake Speakeasy di Città del Messico, che condivide il podio, al secondo e al terzo posto, con due insegne orgoglio italiano all’estero: il Bar Leone di Hong Kong del bartender Lorenzo Antinori (vincitore nella classifica Best Bar in Asia e premiato con l'Highest New Entry Award) e il Sips di Barcellona, di Simone Caporale. L’Italian style vince anche in altre insegne nelle prime posizioni, come il Connaught Bar di Londra e il Paradiso di Barcellona, mentre, sul versante dei cocktail bar in Italia, nella classifica dei primi 50 vediamo confermati il Drink Kong di Roma (trentatreesima posizione), il Locale di Firenze (trentaseiesimo) e il milanese 1930 (cinquantesimo posto). New entry in posizione 38° ancora Milano, con il Moebius.

Cos’è il Moebius

Qualcosa era nell'aria: a inizio 2024 il locale è stato inserito nella 50 Best Discovery List, una sorta di mappa di indirizzi da tener d'occhio nei cinque continenti. Da mesi l'insegna ospita bartender provenienti dai più importanti bar italiani e internazionali e, a sua volta, si trova a partecipare a eventi in giro per il mondo. Nella scena agguerritissima di Milano sul fronte architettura e design, il Moebius è alle prime posizioni. Un locale bellissimo, aperto nel 2019, in un ex deposito di tessuti, con decori e volumi attentamente studiati. Tutto sottolineato da un ulivo spagnolo secolare, alto 8 metri, una divinità in un ambiente tanto moderno, nella trasparenza delle vetrate.

La proposta

L’insegna (che omaggia il fumettista francese Jean Giraud) da tempo fa parlare di sé per la creatività sfacciata della cucina di Enrico Croatti, chef riminese quarantaduenne, che, dopo aver raccolto ori e allori all’estero, è tornato in Italia come protagonista di questo progetto a due passi da Stazione Centrale (via Alfredo Cappellini, 25), partito prima del delirio pandemico e oggi nella sua piena personalità. Tapas e cocktail bar al piano terra, a livello strada; un soppalco fluttuante nell’aria con il ristorante “sperimentale” (dodici coperti, sei al bancone, aperto solo la sera dal giovedì al sabato). Il locale è anche un ritrovo per audiofili: tra vinili, dj set, serate di jazz o bossanova dal vivo, l’atmosfera è una miscela ben riuscita di vivacità giovanile e raffinatezza che al pubblico milanese e internazionale piace. E molto.

Il Tapa Bistrot

È Croatti a dirigere le danze gastronomiche nel tapas bar, con piattini divertenti, spesso dalle ispirazioni fusion, dal bao con coda di bue alla vaccinara, sedano e pinoli agli gnocchi al parmigiano, fagiolini ed erbe di sabbia. Sul beverage, insieme a una cantina minimal, comanda il cocktail bar, che ha conquistato la giuria dei World's 50 Best Bars, e si trova appena varcata la soglia dell'ingresso.

La squadra capeggiata dal Bar Manager Giovanni Allario si muove in una proposta molto sfaccettata, che mette insieme istanze di cucina e mixology, con classici e rivisitazioni molto personali, come il Gremolada Negroni (con extravergine, rosmarino, prezzemolo e scorza di limone) e il Pesto Martini (con pesto fatto in casa e aceto balsamico bianco). Imponente bottigliera in cemento con centinaia di referenze di spirits, ci si può sedere al bancone e godere lo spettacolo.

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