Winston Churchill e la lezione dello Champagne in difesa della tolleranza gastronomica

28 Gen 2024, 11:39 | a cura di
Per Churchill gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio. E chissà che avrebbe detto della cucina

Tra le molte frasi attribuite a Winston Churchill ce ne è una che recita «Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio». Vera o apocrifa che sia, siamo certi che se fosse vissuto in anni più recenti, il caro Winston – peraltro grande buongustaio - non avrebbe tardato a coniare qualcosa di simile a proposito della cucina, per quella necessità, che sembra tutta italiana, di trovare un altare di fronte al quale genuflettersi. Possibilmente domestico. Qualcosa che ci consenta di presentarci come esperti e schierarci come apostoli. Il calcio è uno di questi, ma è ben più limitato della buona tavola che consente a tutti, proprio a tutti, di dire la propria. In un disperato bisogno di una religione, ci muoviamo con fare manicheo in cerca di santi e verità. E poco importa che siano inventati di sana pianta.

Io, che non ho dio né vangeli cui votarmi, trovo insopportabile quel vociare isterico e sguaiato che impone di prendere posizione, condannare senza possibilità di assoluzione qualsiasi credenza, o anche solo preferenza, non coincida con la nostra. Non mi interessa che nella pasta con le vongole ci mettiate il parmigiano, e neanche il pecorino mi pare un affare di lesa maestà. Sono disposta pure ad assaggiarlo, riservandomi il diritto di finire il piatto o abbandonarlo al primo boccone, senz'altro motivo che il mio gusto e la mia sazietà. Lo stesso vale per qualsiasi ricetta, cottura, abbinamento. Assaggio, provo, spesso assaggio una seconda volta, poi decido se mi piace oppure no. Quasi sempre riassaggio quando capita l'occasione, convinta che se qualcosa non sia di mio gradimento forse è solo perché ancora non l'ho provato cucinato per bene, o che non è ancora arrivato il momento giusto per apprezzarlo, perché so che spesso sono i miei gusti a cambiare, credo come quelli di tutti, ma su questo non ci scommetterei. A volte mi ricredo, a volte no. Ma non per questo penso di avere in tasca una verità. Di certo, non è una presunta tradizione a definirla, tanto meno un campanile che a volte mi pare somigli più a una galera. Del resto anche sir Winston, in barba a ogni rivalità anglo-francese, non faceva mistero della sua predilezione per lo Champagne (Pol Roger, ovviamente). Per cui, per favore, facciamola finita.

 

Credits: DALL-E Open AI

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